Tiroide, anche in Campania l'intervento che non lascia segni

l'equipe che ha eseguito l'intervento: al centro il dottor Stanzione
Consente di operare la tiroide praticando una incisione nell'ascella - senza lasciare, quindi, vistose cicatrici visibili - la tecnica transascellare endoscopica eseguita nei...

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Consente di operare la tiroide praticando una incisione nell'ascella - senza lasciare, quindi, vistose cicatrici visibili - la tecnica transascellare endoscopica eseguita nei giorni scorsi a Battipaglia, in provincia di Salerno, da Francesco Stanzione, giovane chirurgo campano con esperienza in chirurgia endocrina e laparoscopica.


La tecnica per la tiroidectomia, messa a punto nella Corea del Sud dal dottor Woong Youn Chung, (Yonsei University College of Medicine, Seoul), sta avendo una buona diffusione anche nel mondo occidentale. Nei Paesi orientali per motivi religiosi, le cicatrici sul collo non sono gradite, al punto che in Corea sul circa il 60% dei pazienti viene applicata questa tecnica. Con tale intervento, infatti, viene praticata un'incisione nell'ascella che non lascia tracce. Una tecnica che è riservata ai casi di noduli di piccole dimensioni. «È una nuova tecnica che agisce positivamente sugli aspetti estetici e psicologici dei pazienti - spiega Stanzione - e ci permette di guardare positivamente al progresso e di aprire con ottimismo nuove frontiere della chirurgia mininvasiva».

Quella di Francesco Stanzione è anche la storia di un "cervello di ritorno", un chirurgo under 40 che ha deciso di costruire la sua carriera qui al Sud. L'intervento è stato eseguito su due pazienti sotto il tutoraggio osservazionale della professoressa Micaela Piccoli, tra le maggiori esponenti del mondo occidentale per quanto riguarda questa metodica chirurgia, e della dottoressa Barbara Mulllineris. «Sono fiero di aver potuto portare questo nuovo approccio al Sud. E’ una chirurgia molto dolce ed è riservata ai casi di noduli di piccole dimensioni. È una nuova tecnica che agisce positivamente sugli aspetti estetici e psicologici dei pazienti e ci permette di guardare positivamente al progresso e di aprire con ottimismo nuove frontiere della chirurgia mininvasiva», dice Stanzione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino