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Nomisma, società di consulenza strategica e aziendale, ha realizzato una ricerca per il «Consorzio di tutela Mozzarella di bufala campana Dop», dalla quale è emerso l'identikit del consumatore europeo tipo di mozzarella Dop:
- titolo di studio elevato
- reddito medio-alto
- figli minori di 12 anni
- ama viaggiare
- è stato in Italia almeno una volta
- ricerca il valore aggiunto del marchio Dop come garanzia di qualità elevata.
«L’obiettivo dell’indagine commissionata era di comprendere il posizionamento del prodotto nei principali Paesi europei subito dopo la fase acuta della pandemia. Abbiamo chiesto di analizzare percezione, notorietà e propensione all’acquisto da parte del consumatore», spiega il direttore del Consorzio di tutela, Pier Maria Saccani.
I risultati confermano l’appeal internazionale della Bufala Dop, con notevoli potenzialità di crescita, come sottolinea il responsabile del settore agroalimentare di Nomisma e autore dell’indagine, Denis Pantini: «Considerando le previsioni di crescita del Pil stimate dalla commissione europea per il biennio 2021-22, si prevede un incremento dei redditi medi e del numero di famiglie appartenenti alle middle-upper class, soprattutto nei paesi target dello studio.
La ricerca sarà presentata dal Consorzio in anteprima al «Festival del giornalismo alimentare» di Torino, che si terrà il 28 settembre alle ore 11 nella sede del «Circolo dei lettori», nel corso del panel dal titolo «Il Made in Italy che piace all’Europa: il caso Mozzarella di Bufala Campana Dop».
All’estero la mozzarella a marchio Dop rappresenta un sinonimo di maggior qualità per i consumatori: la percentuale di chi dichiara superiore per qualità il prodotto Dop va da un 60% nel Regno Unito e Germania fino all’80% in Francia e Spagna.
Dall’analisi emergono anche indicazioni importanti per il futuro: «Innanzitutto i consumatori chiedono una sempre maggior attenzione alla sostenibilità, intesa sia come tutela ambientale che come benessere animale. Questa attenzione rappresenta una delle principali eredità lasciate dal Covid a livello mondiale. Già prima della pandemia, la sensibilità del consumatore verso questi aspetti era in crescita, ma ora sta diventando una conditio sine qua non», fa sapere Pantini.
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