Pensioni, a luglio maxi aumenti (più arretrati). E nel 2024 saliranno ancora: cosa cambia fascia per fascia. Le simulazioni

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La rivalutazione La prima ragione che...

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La rivalutazione

La prima ragione che comporterà un aumento di tutte le pensioni, comprese quelle d’invalidità come pure le prestazioni assistenziali come l’assegno sociale, è la rivalutazione degli assegni in programma ogni inizio anno, operazione con cui gli importi verranno adeguati al costo della vita.

Secondo le stime del Def, a fine anno verrà registrato un tasso d’inflazione medio per il 2023 pari al 5,4%: ciò significa, ad esempio, che una pensione di 1.000 euro godrebbe di un aumento di 54 euro, mentre per una di 1.500 euro l’incremento sarebbe pari a 81 euro. Va detto, però, che anche per il 2024 verrà applicata la rivalutazione “parziale”, come introdotta dalla legge di Bilancio 2023, per le pensioni che superano di 4 volte il trattamento minimo, quindi circa 2.100 euro. In tal caso, quindi, il tasso di rivalutazione non verrà applicato per intero ma per una percentuale che va dall’85% al 32% a seconda dell’importo della pensione. A questo aumento, che tuttavia è ancora da definire visto che il tasso medio d’inflazione potrebbe anche variare, se ne aggiunge un altro già programmato: si tratta del conguaglio della rivalutazione già effettuata a inizio 2023, con il quale verrà riconosciuta sugli assegni la differenza tra il tasso provvisorio (applicato dall’Inps per adeguare le pensioni al costo della vita) e quello definitivo. Una differenza dello 0,8%, che si riduce per gli assegni d’importo superiore a 4 volte il trattamento minimo, con tanto di pagamento degli arretrati per tutte le tredici mensilità del 2023.

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