Pensate se foste costretti a vivere ad una temperatura alta, altissima, che supera di gran lunga la soglia massima accettata dal vostro corpo. Pensate di vivere rinchiusi in una...
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Pensate che l'orso polare Arturo ha vissuto così per ben 29 anni: imprigionato in una gabbia nello zoo di Mendoza, in Argentina. Ma ora il povero animale è morto, dopo una vita trascorsa in un habitat non suo. Se n'è andato, ha tolto il disturbo.
Attivisti e animalisti già da molto tempo cercavano di attirare l'attenzione di media e istituzioni sulla situazione disumana di Arturo, facendo suonare un campanello d'allarme che però è stato accolto solo in parte. Nessuno ha salvato Arturo, nessuno lo ha liberato dalla sua prigionia durata quasi tre decenni.
Le immagini che lo raffiguravano affranto, distrutto hanno fatto la fine del mondo, tanto che è stato considerato come 'l'orso più triste del mondo'. E ci mancherebbe: in quella parte del mondo le temperature raggiungono i 40 gradi, niente a che vedere con le freschissime primavere del Polo Nord.
La situazione per lui era peggiorata ulteriormente negli ultimi tre anni, quando la morte della sua compagna lo ha costretto a rimanere in solitudine. Nonostante le denunce, gli abusi e le ingiustizie, nessuno è riuscito a salvargli la vita. Ma la sua vicenda, purtroppo, non rappresenta un caso isolato: i maltrattamenti crudeli sugli animali sono una piaga che c'è, esiste. Ed è talmente diffusa che risulta quasi impossibile da debellare.
In molti sono rimasti a guardare lo spettacolo alla finestra, indignandosi ovviamente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino