Gian Piero Galeazzi e la grande scuola del giornalismo napoletano

Gian Piero Galeazzi e la grande scuola del giornalismo napoletano
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Pensi a Gian Piero Galeazzi e ti sembra di riascoltare il suo urlo che spinge gli Abbagnale verso il trionfo olimpico, oppure di rivedere le immagini della festa scudetto del Napoli nell'87, tra emozioni e gavettoni. Un altro mondo, quello in cui i club di calcio non erigevano steccati e consentivano ai giornalisti di entrare non soltanto negli spogliatoi ma nell'anima di una squadra. 

Galeazzi è stata la grande voce dello sport italiano perché nessuno dei telecronisti Rai ha seguito con più competenza e passione tanti sport, dal calcio al canottaggio, da lui conosciuto benissimo perché ne era stato un campione.

Nell'epoca in cui internet non esisteva i giornalisti della carta stampata e poi della tv sono stati gli unici a far da tramite tra i settori di loro competenza e la gente. Gigi Di Fiore, inviato del Mattino, nel libro “Storia del Napoli: una squadra, una città, una fede” (Edizioni Utet, presentazione martedì 16 novembre alle ore 18.30 al teatro Diana di Napoli), rende omaggio a tutti quei giornalisti napoletani che hanno contribuito a scrivere questa affascinante storia, con il loro impegno quotidiano e la loro chiara passione azzurra. 

Si comincia da Mario Argento e Felice Scandone, a cui vennero intitolati il palasport (chiuso dal 1998) e la piscina in viale Giochi del Mediterraneo, poi Antonio Scotti e Gino Palumbo, veri capiscuola, quindi le grandi firme che si sono succedute sulle pagine del Mattino: Riccardo Cassero, Giuseppe Pacileo, Romolo Acampora, Pietro Gargano, Mimmo Carratelli, Elio Tramontano, Franco Esposito, Vittorio Raio, Francesco Marolda, Guido Prestisimone, Sergio Troise, Toni Iavarone.

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Il Mattino