Ha scritto il suo primo romanzo immaginando che lo declamasse Mariangela Melato e se proprio dovesse scegliere, oggi, lo affiderebbe ad Arisa. Freme all’idea che presto...
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Come mai Giò Stajano?
«Un personaggio che è cultura: scrittrice, pittrice, giornalista. E poi gay prima e transessuale poi, in un’epoca in cui per queste cose si veniva arrestati. Tante cose che noi consideriamo scontate, le dobbiamo anche alle sue battaglie. Vedere due donne o due uomini abbracciarsi oggi è normale. Le nuove generazioni devono molto a ciò che ha seminato Stajano a cui ho dedicato il mio primo romanzo che racconta otto decenni del ’900».
Non una biografia ma neanche una ricostruzione storica tout-cours. Dove finisce Stajano e comincia Ciacci?
«Tante cose sono di Stajano, l’80 per cento, le altre di Ciacci. Ho mescolato e sognato. Volevo creare qualcosa di onirico, libero, cangiante. E spero di esserci riuscito».
“La Contessa” racconta anche il cambiamento del modo di intendere il sesso?
«Direi che racconta soprattutto questo. Racconta cambiamenti epocali e racconta com’è cambiata la vita degli omosessuali. Oggi, per esempio, non esistono più le caserme, che erano un grande punto di raccolta. Non esistono più i cinema a luci rosse, i giornaletti porno. Il sesso si compra su Internet e sembra non essere mai esistito altro».
Il libro sta andando benissimo e ci sono grandi progetti all’orizzonte. Che cosa può rivelarci?
«Che qui in Italia sarà a teatro in estate e che ho venduto i diritti in Sudamerica per una serie tv in otto puntate. Ora però non posso rivelare altro».
Chi le piacerebbe che fosse Giò Stajano?
«Ho scritto questo libro immaginando Mariangela Melato che lo recitava. Oggi mi piacerebbe che lo facesse Arisa, avrebbe la sensibilità giusta per farlo. Credo però che le trans debbano essere impersonate da trans e quindi vorrei Vladimir Luxuria o Vittoria Schisano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino