MILANO - “Gigantesca. Badi, io lui non lo odiavo, ho imparato a odiarlo. Non parlarsi per una rottura, in famiglia, è un’anomalia. Figurarsi nella nostra, dove...
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Le cose poi però non sono andate bene: “Voglio produrre. Così tiro su uno studio, mi faccio insegnare come si fa. Ci chiama la Universal. Siamo in due. Poi qualcosa inizia a non andare. Per loro ero un accessorio, l’eterno secondo. Eppure, se non fosse stato per me, Fabri Fibra starebbe ancora a montare i tappi alle penne in Inghilterra. Sono stato io a creare gli album Ego e Home . Io a inventarmi il suono di Mr. Simpatia . I suoi primi successi. Quando lui torna da Londra per registrare, iniziamo a guardarci diversi, la bolla scoppia, e capiamo che stiamo combattendo una guerra su due fronti: lui su quelle basi musicali sparava a zero con un gusto morboso e una cattiveria gratuita, io ambivo al positivo, al lato buono che c’è, a costruire una carriera sana da professionisti, non sulla pelle dei cadaveri. Un parente che fa la tua stessa cosa con la stessa etichetta, se funziona, è un problema”.
Lui molla l’etichetta: “E lui da subito è poco rispettoso: cala il silenzio, che insieme all’ostruzionismo è una chiara dichiarazione d’intenti. Prende a collaborare con qualsiasi emergente, il mondo che detestava di colpo diventa friendly . Mi rinnega, mi ripaga a indifferenza, come fossi il suo peggior nemico. Già con Applausi per Fibra non eravamo più né soci né amici né fratelli. Estranei, che non si devono incontrare. Nelle interviste quando gli chiedono di me butta lì due o tre paroline, che stanno sempre per: “Scrive bene, ma qui siamo in serie A, non tiriamo fuori la C”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino