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La regina Elisabetta non è ancora disposta a declinare la sua vicenda di sovrana più longeva della storia britannica al passato. Resa più fragile dagli anni (96 ad aprile) e dalle vicissitudini recenti, costretta ad appoggiarsi ormai a un bastone a causa di difficoltà di movimento apertamente ammesse, è tuttavia tornata oggi in scena - irriducibile - dopo quasi sei mesi di assenza da qualunque appuntamento pubblico esterno alle mura delle sue residenze per assistere a testa alta, fra la navate dell'Abbazia di Westminster, a un liturgia in memoria del principe consorte Filippo: compagno di vita per oltre sette decenni, scomparso giusto un anno fa - il 9 aprile 2021 - alla soglia del secolo di vita. Una rentrée attesa, ma niente affatto scontata, che fa tirare l'ennesimo sospiro di sollievo ai sudditi del Regno Unito e agli ammiratori sparsi nel globo.
Sebbene senza sciogliere del tutto nodi o incertezze sui suoi limiti attuali nello svolgimento dei doveri istituzionali; né sottrarla dall'imbarazzo di qualche alzata di sopracciglio nella pubblica opinione per la decisione di farsi accompagnare nel tragitto di 40 chilometri fra il castello di Windsor e l'abbazia simbolo di Londra dal più controverso dei suoi 4 figli: il terzogenito Andrea, duca di York, emarginato nei mesi scorsi da ogni ruolo ufficiale in seno alla monarchia dopo esser stato toccato dal sordido scandalo sessuale e di sfruttamento di minorenni legato alla figura del defunto faccendiere americano Jeffrey Epstein; ma evidentemente non cancellato nel cuore della Royal Family dall'alone protettivo della nomea di rampollo prediletto di Sua Maestà. Una decisione destinata a far discutere, eppure «non casuale» nell'interpretazione del veterano Peter Hunt, ex osservatore di cose reali della Bbc, convinto che in questo caso la madre sia prevalsa sulla sovrana, rifiutandosi di rinnegare il figlio, oltre che di riconoscerlo colpevole: visto che formalmente Andrea «non è stato condannato né ha confessato alcunché», pur avendo chiuso una causa civile negli Usa soltanto per il tramite d'un indennizzo multimilionario accordato all'accusatrice Virginia Giuffre.
Sia come sia, la messa per Filippo ha avuto quel carattere solenne che il funerale, coinciso un anno fa con una fase di restrizioni ancora severe imposte dalla pandemia, aveva consentito appena in parte.
Attestazioni su cui la figlia di Giorgio VI - che in questo 2022 celebra il Giubileo di Platino dei suoi 70 anni sul trono in un Europa costretta a riscopre l'incubo della guerra, a 8 decenni di distanza da quel Secondo conflitto mondiale di cui ella resta una delle ultime testimoni consapevoli - non può non aver meditato. Ispirata a sua volta da un senso del dovere che evidentemente la spinge ad andare avanti, a «continuare nel servizio pluridecennale al Paese», come ha commentato in toni di rassicurazione un portavoce di Downing Street. A ripresentarsi in pubblico dopo i mesi trascorsi nel semi isolamento del castello di Windsor da ottobre in avanti, ossia da quando i medici le raccomandarono tassativamente un periodo di riposo durante il quale è stata costretta anche a sottoporsi a un raro ricovero ospedaliero di 24 ore per imprecisati accertamenti, limitandosi a poche udienze concesse a domicilio intervallate dalla rinuncia sofferta a impegni esterni in passato immancabili. E non senza l'imprevisto di un passeggero contagio da Covid, superato appena il mese scorso sulla scia dell'eterno delfino Carlo.
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Il Mattino