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È una pagina nuova nella storia della moda più sofisticata che Benedetta de Luca vuole scrivere ora. Segna il destino di tante ragazze che camminano a fatica o si muovono in carrozzina. Alcune, da piccolissime, a causa di una malattia rara, sono cresciute incontrando difficoltà anche nell'indossare un abito elegante. Come la salernitana dagli occhi azzurrini. Bimba negli anni Novanta, donna oggi: la 33enne, praticante avvocato e influencer (107mila follower su Instagram), ha registrato un suo brand, già di successo, anche se conta soltanto tre creazioni. Ma, funziona, perché rappresenta uno stile di vita presentato con grinta, postando sui social foto sexy, familiari, spiritose.
Primo capitolo: l'infanzia. «Sono nata con una malattia rara che mi ha portato a dover subire 18 interventi e 12 anni in ospedale», scrive Benedetta nel suo diario condiviso online, che vuole trasformare in un libro, e ricorda che nessun medico le dava speranze.
Un altro capitolo è dedicato all'amore. «Troppo spesso a una donna con disabilità non viene associata la parola femminilità e sensualità», ammonisce, spiegando il perché con la sua esperienza diretta. «Quando sono seduta al tavolino di un bar o in macchina, spesso gli uomini mi guardano con interesse. Ma, quando scendo dall'auto o mi muovo con le mie stampelle, quello sguardo diventa imbarazzato. E io non ci sto». Per dovere di cronaca, va aggiunto che de Luca si è fidanzata poco prima della pandemia: «Il lockdown ha accelerato la conoscenza. Convivo con il mio amore e con mia madre a Baronissi», dice, mostrando un sorriso ammaliatore. Perché è bella. Benedetta. E lo sa. Da testimonial. «Nel 2018 e nel 2019 ho partecipato al flash mob #bodypositive più importante d'Europa con lo scopo di unire uomini e donne di diversa forma fisica, età, etnia, orientamento sessuale ed eventuali deficit». Con più di 150 ragazze, tutte in lingerie davanti al Duomo di Milano. «Pronte a spogliarci da ogni pregiudizio e paura». Così, de Luca arriva a narrare la sua passione per la moda: «Ma gli stilisti ricercano la perfezione e la disabilità sembra rappresenti l'imperfezione», fa notare. «Per questo, ho voluto rompere gli schemi e far sfilare quasi 40 modelli e modelle. L'ho fatto anche io, una volta. E, per anni, ho organizzato questo tipo di eventi». Poco prima dell'emergenza Covid, la registrazione del brand Italian inclusive fashion. Un profilo già notato da Chiara Ferragni. Un altro modo per ribadire il messaggio: «La disabilità non preclude la bellezza». Deve essere senza limiti. Nel corpo e nell'anima. Qui, ora.
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