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Vede il suo cuore, la sua anima. Il tufo che fa da corpo e la contiene, la pelle di Napoli come una superficie che luccica. Sente l'abbraccio del Vesuvio e la pancia di Santa Lucia. Osserva l'interno delle case di Posillipo tra gli scuri socchiusi dalle cameriere, le facciate dei palazzi scavate dalla salsedine già nei film di Nanni Loy e Francesco Rosi e, quando alza la pagaia, sfiora l'infinità del cielo. Quanta bellezza può scoprire un uomo da un'altra prospettiva, lungo la linea di costa, azzurrina, in mezzo al mare. Nel golfo. Solo a bordo di un kayak. Gerardo Palamara, 81 anni compiuti il 17 aprile, fissa tutto in uno sguardo, a volte celato dagli occhiali specchiati. E, con il guizzo dell'atleta, insegue le ragazze più carine, bikini e infradito: in un balzo si ritrova nella giovinezza mai lasciata indietro. «Sono uno sportivo», dice con orgoglio e ironia. Sa di non essere un'icona, piuttosto incarna l'equilibrio ricercato e agguantato anche dopo essere entrato negli «anta». «Prima non avevo mai mosso un dito: ero in sovrappeso o, peggio, ero obeso. Soffrivo di artrosi cervicale e artrosi dorsale, piangevo se mi sedevo in macchina, fumavo come un dannato. Ero impiegato all'Enel, ma allora diedi le dimissioni per fare l'agente di viaggio, lavoro che mi è riuscito bene», l'incipit del suo racconto. «Di rinascita». «Ho cominciato correndo a piazza Vanvitelli, e non mi sono più fermato. Per un problema alla cartilagine del ginocchio, sono passato al nuoto alla Parthenope: su consiglio dell'ortopedico, e affondavo in vasca...». Quindi le gare Master nei 50 stile e 50 dorso, un successo raffinato da una buona capacità di respirazione dopo più bracciate. «E pure la passione per lo sci è esplosa da adulto», aggiunge. «Spinto da mia moglie a Roccaraso, ma non ero mai stato sulla neve: il primo anno buttai gli scarponi e il resto dell'attrezzatura; il secondo anno iniziai a prendere lezioni con i maestri, imparando abbastanza bene», e proseguendo la scalata più a nord. A San Martino di Castrozza e a Marileva fino a raggiungere Selva di Val Gardena.
«Lo sport oggi è diventato la mia ragione di vita, e mi fa sorridere chi dice che non può praticarlo visto che non ha la palestra sotto casa: basta un tappetino per la ginnastica.
Il Mattino