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Come cambiano le cose in pochi mesi. A settembre Sabrina è a un passo dal diploma di danza e di ritorno da un villaggio turistico nella penisola sorrentina, dove ha lavorato, per la prima volta, come ballerina. Va in scooter stretta al fidanzato, quando viene travolta da una moto. «Da quel momento, per più di quindici giorni, i miei ricordi sono solo i racconti degli altri» dice, sollevando un velo di tristezza. «Mi sveglio, anche se poco cosciente, nel trauma center al Cardarelli e mi dicono che il mio piede ora è quasi inesistente, da amputare, nonostante i rapidi soccorsi e l'intervento di tre angeli».
Tre infermieri, per caso, hanno assistito all'incidente, e un passante con la sua cintura ha tamponato l'emorragia. «Trasportata in eliambulanza al pronto soccorso, solo dopo il confronto con i miei genitori e, soprattutto, grazie alla caparbietà del dottore Sergio Razzano, viene tentato un intervento chirurgico». Il principale dura otto ore, viene praticato senza precedenti al Sud e serve a ricostruire l'arto. Ma anche la degenza post-operatoria non è semplice durante l'emergenza Covid. «Resto due mesi in reparto, da sola: il sostegno di medici e infermieri è fondamentale», fa notare la 18enne di Sant'Agnello. «Non posso dimenticare le battute sulla mia stanza d'ospedale detta la camera del Grande fratello perché 24 ore su 24 sono in videochiamata... con la mia famiglia. L'umanità e la sensibilità di alcuni operatori sanitari resta nel mio cuore». Sabrina Esposito manda, invece, in fondo alla memoria il giorno in cui ha realizzato la gravità del danno: «È stato terribile.
Dall'età di 4 anni. «Ho capito subito che quella sarebbe stata la mia strada: ho iniziato con la danza classica e ho continuato con il ballo moderno e contemporaneo, passo a due e urban dance». Sabrina elenca pure le rinunce: «Niente feste e uscite con gli amici, ho passato infinite ore in sala, sfinita tra diete, lezioni e vestiti di scena, sognando di poter vivere di danza e trasmettere la mia passione, insegnando». E ora? «Danzarte era, ed è la mia seconda casa, la mia maestra Diana una seconda mamma che continua a credere in me». Così Sabrina è più determinata di prima: «Ho deciso di lottare, quando ho realizzato che la mia condizione è stata quasi un miracolo e che avrei potuto non avere proprio più la gamba. Mi sono aggrappata a questo pensiero con tutte le mie forze per affrontare la difficile sfida», confida. «Il vero segreto consiste nell'apprezzare quello che c'è di positivo, e io sono fortunata, perché ho trovato persone giuste al momento giusto. Ce la sto mettendo tutta...». A distanza di quattro mesi dall'incidente, Sabrina è in piedi. Sulle punte. «Nessuno avrebbe scommesso che già cammino, già provo a riscaldare e allenare i muscoli, accompagnata dal mio fisioterapista, dal dottore Razzano che mi segue anche per migliorare la parte estetica e, sempre, dalla mia famiglia speciale». La ragazza è la terza di quattro figli, mamma e papà gestiscono un ristorante. «Sicuramente, la mia vita è cambiata, sono diventata più forte: do più valore alle cose», conclude Sabrina, e le tiene insieme. In questo tempo. Con un ritmo nuovo.
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