La rivoluzione arriva in diretta tv. «A Napoli ci sarà una soluzione commissariale molto forte», annuncia Matteo Renzi in conferenza stampa. Il segretario...
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«Basta, adesso si cambia», è sbottato e ieri in conferenza stampa ha dato al caso Napoli la priorità assoluta. «Il risultato peggiore del Pd è a Napoli, è un risultato che riguarda la città di Napoli dove da anni il Pd non riesce a esprimersi al meglio. Napoli è una città meravigliosa ma è un baco per il Pd», riferisce con toni decisi ai giornalisti. Un commissariamento «molto forte» è per il segretario l'unica strada per tirare fuori il partito dal pantano, per ripulirlo dalle gelosie interne, per liberarlo dal giogo di un correntismo esasperato. Il Pd esce umiliato dalle elezioni, per la seconda volta consecutiva si ritrova fuori dal ballottaggio. «Condivido con Renzi la necessità del commissariamento, Napoli deve ritrovare un Pd all'altezza del suo compito», fa sapere a tempo di record Valeria Valente che i primi avversari li ha dovuti affrontare all'interno del partito, prima e dopo le primarie. «Ci vuole una persona che rifondi il Pd, esiste un problema che si chiama Napoli», aggiunge la deputata che prova a indicare un punto di rifondazione «nei giovani segretari di circolo, nelle giovani energie che ho incontrato in queste settimane». Giovani energie mortificate dalle lotte di potere tra i capibastone. La scelta del commissario, dice Renzi, sarà proposta alla direzione nazionale che si terrà dopo i ballottaggi del 19 giugno. Entro fine mese, al massimo a inizio luglio, il Nazareno avvierà la rivoluzione napoletana. Venanzio Carpentieri, il segretario provinciale destinato a essere sostituito dal commissario, appare tranquillo.
«Sono d'accordo con Renzi - dice - che a Napoli serva una soluzione specifica». Ieri Carpentieri, prima che Renzi andasse in conferenza stampa, ha avuto un confronto con il Nazareno sul voto di Napoli mettendosi a disposizione del partito perchè «non faccio il segretario a tutti i costi, io non sono mai stato legato alle poltrone». «Mi riservo ogni decisione all'indomani dei ballottaggi», fa sapere Carpentieri che nell'ora del tracollo si lascia andare a uno sfogo che meglio di tante parole dipinge lo stato del Pd a Napoli. «Teoricamente - dice - ho avuto una segreteria unitaria. Ma questa unità non sempre si è manifestata nelle scelte, spesso qualcuno agendo per sé o in rappresentanza di una certa area ha assunto posizioni eterodosse a mio avviso inspiegabili». È la sincera, ma forse tardiva, spiegazione delle ragioni del fallimento: il Pd, a Napoli, è ostaggio di capi e capetti. L'11,6 è uno schiaffo che richiede «una soluzione commissariale molto forte». Renzi è pronto a fare piazza pulita.
p.mai. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino