Luana, 22 anni e la sicurezza sul lavoro dimenticata

Luana, 22 anni e la sicurezza sul lavoro dimenticata
Luana D'Orazio, occhi sinceri di una ragazza di 22 anni con tanti sogni e una certezza : il suo piccolo di 5 anni che a fine turno l'attendeva a casa. ...

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Luana D'Orazio, occhi sinceri di una ragazza di 22 anni con tanti sogni e una certezza : il suo piccolo di 5 anni che a fine turno l'attendeva a casa.

Invece, la vita di Luana si è fermata in un lunedì qualunque, per un triste orditoio, in un azienda di Oste di Montemurlo, nell'ormai ex glorioso polo tessile della provincia di Prato. Un orditoio probabilmente non a norma e senza la protezione che l'avrebbe salvata. Tragedia che, per qualche ora, ha sconvolto il nostro Paese, molto distratto dalla voglia di libertà data da un Covid che sta allentando la sua morsa. Dopo qualche giorno, oltre le doverose indagini che si spera portino a pagare chi ha sbagliato, della storia di Luana non rimane molto sui media nazionali: si parlerà, poco, di sicurezza sul lavoro, alla prossima tragedia o il giorno della simbolica, e per chi scrive poco utile, giornata nazionale. Tragedie come queste dovrebbero, invece, far sì che ogni giornale, ogni tv, ogni radio italiana dedichi settimanalmente uno spazio a questi temi.

Storie come quella di Luana dovrebbero essere al centro del dibattito politico e istituzionale di questo Paese e non gli inutili post social del politico di turno. Le storie dei troppi morti sul lavoro sono il sintomo che si investe ancora molto poco in una formazione qualificata e costante dei lavoratori e dei datori di lavoro; e forse si investe ancora meno in controlli rigorosi. Vorrei vivere in un Paese in cui nessun lavoratore debba morire così brutalmente per il lavoro. Purtroppo, in Italia è un utopia. 

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Il Mattino