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Alessandro Zan si racconta a Verissimo e rassicura sul Ddl che porta il suo nome: «La bocciatura non è stata una sconfitta. Continueremo la battaglia». Il parlamentare ha voluto fortemente una legge contro le discriminazioni e l'omofobia avendole vissute sulla sua pelle. Il coming out non fu facile soprattutto perché il padre smise di parlargli. Tutto è cambiato dopo la malattia e poco prima di morire.
Alessandro Zan a Verisismo
«È la storia di un attivista gay che ha avuto una vita difficile e che voleva dare un contributo per aiutare le persone vittime di bullismo e di discriminazione rendendo questo Paese più civile», esordisce Zan parlando con Silvia Toffanin.
Alessandro Zan, il rapporto con il padre
«In Inghilterra mi sono sentito libero, così quando sono tornato ho parlato con mia mamma. Con mio padre, però, è stato una tragedia: si è messo le mani in faccia e ha detto ‘io non capisco più niente’ e da lì non ci siamo più parlati. Allora ho deciso di andarmene di casa. Studiavo e lavoravo, ero arrivato a non avere neanche cinque euro in tasca. Un momento difficile, ma necessario perché poi ci siamo riuniti». Dopo un po' il papà ha iniziato a sostenerlo «Mi ha detto ‘quando ti sposi con un uomo?’ e lì ho capito che lo aveva accettato. Si è anche impegnato nella mia campagna elettorale». Infine, qualche domanda sul suo privato e il lavoro in Parlamento: «Al momento non ho un compagno, gli impegni sono tanti, ma spero che capiti presto. Il Ddll Zan? Quelle urla da stadio dopo la bocciatura ci hanno fatto vergognare, ma la battaglia continua, la devo soprattutto ai ragazzi».
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