Alvaro Vitali: «Cambiavo macchina ogni tre mesi, poi non mi hanno più chiamato per i film»

Alvaro Vitali si racconta insieme a sua moglie Stefania Corona: «Cambiavo macchina ogni tre mesi, poi non mi hanno più chiamato per i film»
«Nella vita sono stato davvero Pierino, già da piccolo nel quartiere dove sono nato, a Trastevere, facevo tanti dispetti». Alvaro Vitali, che oggi ha 72...

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«Nella vita sono stato davvero Pierino, già da piccolo nel quartiere dove sono nato, a Trastevere, facevo tanti dispetti». Alvaro Vitali, che oggi ha 72 anni e da tempo non lavora più nel mondo del cinema, si è raccontato al programma “Oggi è un altro giorno” di Serena Bortone con la moglie Stefania Corona. 

«Mia mamma mi portava in collegio, io entravo dalla porta principale e uscivo da quella posteriore, andava a prendere l’uva nei capi e la vendevo -  dice -. Usavo la fionda per divertirmi a rompere i vetri... A otto anni ho fatto fagotto e me ne sono andato a vivere a casa di mia nonna perché non sopportavo più il controllo di mia madre. Dovevo rimanere un mese e invece sono rimasto fino a 34 anni».

«Ho girato 150 film - continua Vitali parlando della sua carriera -, lavorando con registi come Fellini, Dino Rosi, Polanski e Monicelli. All’inizio facevo elettricista, poi mi ha chiamato una produzione di Dino Risi che doveva fare un film, “Mordi e fuggi” in cui dovevo interpretare un giornalista. Da lì è cambiata la mia vita, mi hanno dato 500mila lire e a qual punto ho deciso di fare cinema. Una volta ero a Cinecittà per fare un provino, mi fanno entrare con un altro attore e vedo una sciarpetta bianca, un cappello e una grande luce. Era Federico Fellini. Ha chiesto chi dei sue sapesse fare il verso del merlo e io ho iniziato a fischiare. Poi mi ha interrotto: “Prendete lui che l’altro sta ancora aspettando il merlo”. Da allora è iniziata la nostra collaborazione». 

Il successo con il personaggio di Pierino: «Ho fatto 4 film con Pierino, poi tante commedie sexy. Circa 5 film l’anno, ma non sono diventato ricco. Distribuzione e produzione mi stipendiavano mensilmente e in questo modo non si guadagna poi molto. Ho comprato la mia casa, poi delle macchine che sono la mia passione, la cambiavo ogni tre mesi. Poi il telefono ha smesso di squillare, mi sono sentito escluso dal cinema, non volevo sentire e vedere più nessuno».

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Il Mattino