Gli 80 anni di Renzo Arbore: «E ci sono arrivato quasi per scherzo»

Gli 80 anni di Renzo Arbore: «E ci sono arrivato quasi per scherzo»
«Diciamo scaramanticamente che ottant'anni sono una bella tappa, ma non un traguardo, per quello speri che manchi ancora un bel po'». ...

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«Diciamo scaramanticamente che ottant'anni sono una bella tappa, ma non un traguardo, per quello speri che manchi ancora un bel po'».

 
Arbore non si smentisce nemmeno di fronte al suo ottantesimo compleanno, che cade oggi. Ieri il suo telefono era incandescente, Renzo.
«Si, mi volevano irreggimentare, forse pensavano che fossi pronto per la pensione. Ma non è così: come il mio amico e maestro Roberto Murolo, io ho... ottanta voglia di cantare, di suonare, di scherzare, di vivere. E mi preparo un altro compleanno, fedele ad una carriera in cui ho fatto l'altra tv, l'altra radio, l'altra musica...».
E «L'altra domenica».
«Sì, mi sono divertito in tante maniere e tutti i giorni, comandati e no. Da grande volevo fare l'artista affascinato dal suono della banda che seguivo da scugnizzo di Foggia imitando i suonatori. Poi è arrivato il clarinetto, una chitarrina e due passioni mi hanno mostrato la strada».
Quali?
«La canzone napoletana e il jazz. Murolo, appunto, e poi Carosone, che papà amava e mamma suonava, e Armstrong, e Hampton. La tradizione e la modernità, insomma. Napoli e l'America, unite dall'arte dell'improvvisazione, che sotto il Vesuvio è stile di vita, negli States suono».
Cosa le ha insegnato cantaNapoli?
«Sono un fans di una città nobilissima che forse non c'è più. Con Luciano De Crescenzo e con Marisa Laurito, e poi da 28 anni con l'Orchestra Italiana, una delle mie realizzazioni di cui più vado fiero, ho provato a rimettere in primo piano melodie e versi che non possono essere dimenticati, ho rilanciato i mandolini. La mia orchestra è verace ma si chiama italiana perché la canzone napoletana è la canzone italiana, oltre che la canzone più celebre nel mondo».
Ma lei voleva fare l'americano.
«Rivalutare Di Giacomo e Costa non vuol dire sottovalutare Carmichael, Gershwin, ma anche i Beatles, il fado, il samba, la canzone francese. Ecco, sono un fan della grande canzone internazionale in quanto arte insieme popolare e raffinata, portatile e volatile, segno del tempo e immortale».
Ma prima della canzone nella sua carriera c'è stata la radio.
«E Gianni Boncompagni. Mi manca, oggi mi mancheranno particolarmente i suoi auguri, come quelli di Mariangela Melato. A lei dedicherò una quarta puntata degli speciali che ho realizzato con Fabrizio Corallo per Rai Storia: sarà in concorso al Prix Italia. A Gianni.... Gianni è stato il mio complice, il compagno di banco sin dal primo provino, e assunzione, in Rai. Con Bandiera gialla abbiamo... inventato i giovani, prima esistevano solo i ragazzi. Con Per voi giovani abbiamo continuato su quella strada mandando in onda musica che altrimenti da noi non si sarebbero sentite. Con Alto gradimento abbiamo inventato... il cazzeggio: i Gabibbi prossimi venturi, la leggerezza goliardica di Fiorello, tutte le coppie comiche illuminate dei nostri tempi devono a quei tormentoni le loro radici. Eravamo scapocchioni diligenti, volevamo divertirci e divertire, con la pretesa di durare: per questo facevamo satira di costume, non politica, evitavamo le imitazioni e qualsiasi cosa caduca».
E siamo alla tv.
«Stessa formula, anche se Boncompagni non c'era, c'era sempre. E arrivavano nuovi compagni di gioco. Sono arrivato a ottant'anni per scherzo, senza prendermi sul serio, anche se lavorando maledettamente sul serio. Da L'altra domenica a Quelli della notte ho fatto gli show come un jazzista: improvvisando, ma sempre senza andare fuori tempo».
A proposito di tv: il neodirettore Rai Mario Orfeo dice che è pronto ad ascoltare i suoi progetti.
«Ho un paio di idee per lui, Viale Mazzini perde colpi sul fronte dell'intrattenimento e io, nonostante tutto, sono un aziendalista. Ci vedremo e ne parleremo».
Intanto a fine dicembre la rivedremo comunque su Raidue.
«È vero: la direttrice, Ilaria Dellatana, ha invitato Nino Frassica e me a celebrare i trent'anni di Indietro tutta: sarà una settimana pre-Natal, a dicembre, sei serate tutte di seguito».
Ci sarà da divertirsi.
«E cazzeggiare. E improvvisare. Peccato solo per quelli che non ci sono più».
L'intervista sta finendo, dimentichiamo qualcosa?
«Il cinema, ho fatto danni anche in quel campo, ed è stato più difficile farlo alla mia maniera, vista la complessa macchina coinvolta. Eppure FF. SS e Il papocchio sono un altro aspetto della mia creatività».
Da Napoli le arrivano gli auguri del sindaco de Magistris: «Buon compleanno guaglio'».

«Lo ringrazio, per gli auguri e l'appellativo, mi ringiovanisce e mi fa napoletano, cosa che a un cafone e fora come me, ma partenopeo ad honorem, piace assaje. Ripeto: assaje. Anche perché spero di venire presto in città con la mostra dedicata alla mia storia già allestita al Macro di Roma: speriamo bene». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino