CANNES - Diego non ha visto ancora il film che Asif Kapadia gli ha dedicato. Ma ha visto le foto dei suoi amici Fernando Signorini e Dani Arcucci in smoking sul tappeto rosso...
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Ma proprio la miscela incendiaria che ha permesso a Maradona di essere idolo delle folle e figlio amorevole, un vincente sul campo e una vittima delle proprie fragilità nella vita, proprio quel suo andare contro le regole caricandosi sulle spalle il riscatto di una città o dell'intera Argentina, ha entusiasmato Kapadia.
«Diego Maradona», il film, è nato così. Dall'innamoramento di un appassionato del gioco più bello del mondo per il giocatore più grande del mondo. Dalla nostalgia per un'idea romantica del calcio svaporata nelle gigantesche dimensioni del business. Dice, il regista angloindiano: «Nel calcio di oggi i soldi contano più di ogni altra cosa, contano le regole ferree dello show e la meravigliosa casualità della sfida viene governata dalle logiche hollywoodiane dello star system. Diego, invece, era il re del caos. Aveva talento geniale e debolezze umane. Era un idolo imperfetto e la gente lo amava per questo». Il film procede per contrasti, mettendo in luce tutte le contraddizioni di un personaggio capace di essere a un tempo «un ragazzo pieno di senso dell'umorismo e di gioia di vivere e la star mondiale che non poteva permettersi insicurezze». E come in ogni parabola che si rispetti, la realtà non è mai di un solo colore: all'azzurro degli scudetti, della Coppa Italia, della Coppa Uefa e della Supercoppa si sovrappone il nero delle frequentazioni sbagliate, la droga, i rapporti con la camorra dei fratelli Giuliano di Forcella, le donne, le notti brave «dove succedeva di tutto», la squalifica e i processi. «Quando arrivai a Napoli trovai ad accogliermi 85mila persone impazzite di felicità, dopo sette anni sono andato via solo». Diego, dietro Maradona. «Tutto il resto è una cornice, una meravigliosa cornice».
E Napoli, Kapadia? «Napoli non fa solo da sfondo a una storia straordinaria. È essa stessa personaggio, colorata, eccitante, meravigliosa e contraddittoria come il suo santo laico».
Napoli nel documentario è presente con le tante voci dei protagonisti dell'epoca e con le immagini memorabili delle partite di Maradona e delle due feste per lo scudetto. Con i materiali d'archivio e le testimonianze dei familiari. Parla la famiglia di Maradona, parlano l'ex moglie Claudia Villafane e Cristiana Sinagra, madre di Diego jr. riconosciuto dopo trent'anni. Tutto è noto e tutto è illuminato da una luce nuova. «Ma almeno tre cose rendono il film una scoperta» commenta Arcucci: «Le tante immagini inedite, la forma narrativa originale e le parole di Diego che ha il coraggio di raccontarsi senza sconti». Ma non è finita. Per i tifosi irriducibili, Amazon sta preparando una serie sulla vita del Pibe: da Villa Fiorito di Buenos Aires a Napoli, dove saranno girati alcuni episodi.
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Il Mattino