Blanco a Napoli: «Il palco per me è meglio del sesso»

Blanco a Napoli: «Il palco per me è meglio del sesso»
Non è andata. Se l'«Eurovision song contest» avesse dovuto rappresentare per Mahmood e Blanco il momento della verità, la conferma dell'intesa...

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Non è andata. Se l'«Eurovision song contest» avesse dovuto rappresentare per Mahmood e Blanco il momento della verità, la conferma dell'intesa che a febbraio li aveva portati sul gradino più alto di Sanremo, la delusione è stata cocente. Nella finalissima di sabato scorso, infatti, non è rimasta traccia della buona prestazione offerta dai due sullo stesso palco appena 24 ore prima nella prova riservata alle giurie; stonature, poca concentrazione, una punta di supponenza punita dal voto con un sesto posto lascia l'amaro in bocca facendo scivolare sul sodalizio di «Brividi» l'ombra dell'operazione commerciale messa in piedi per vincere il Festival e, magari, addolcire i bilanci di un album come quel «Ghettolimpo» di Mahmood rimasto ben al di sotto delle aspettative.

Difficile, almeno a breve, che i due si ritrovino in un nuovo progetto. Anche perché Blanco ormai pensa a se stesso e naviga col vento in poppa, come dimostrano i 300.000 biglietti «bruciati» in appena 72 ore per tutte e 34 le date di quel «Blu celeste tour» che lo deposita domani sul palco del Palapartenope, dov'è stato trasferito dalla Casa della Musica Federico II per venire incontro all'altissima richiesta di biglietti: lo vedrete tutto immerso in un contesto alla Lewis Carrol tra poltrone giganti, tavoli, letti e perfino un orso di pelouche formato «king size». 

«Abbiamo pensato di portare in scena una versione xl della mia cameretta, perché è partito tutto da lì», spiega il cantante bresciano, 19 anni, affiancato dall'irrinunciabile Michelangelo, voce e chitarra, Jacopo Volpe alla batteria ed Emanuele Nazzaro al basso: «Volendo riportare la stessa vibrazione con cui è nato Blu celeste, registrato quasi interamente nella cantina dei miei, non potevamo che partire da lì. Solo i muri evocati dagli schermi sono quelli della casa di Michelangelo dove abbiamo girato Notti in bianco, un video low low budget, duemila euro, che rimane però quello in cui mi sono divertito di più». 

Il palco racconta un mondo in bianco e nero. Perché?
«Volevo lasciare un ricordo bicolore a tutti quelli che vengono a vedere il concerto. Pure al pubblico ho chiesto di venire vestito di bianco e di nero. Quello dei film, della tv e delle foto a due colori, infatti, è un mondo che mi ha sempre affascinato. Tutta l'ambientazione ideata dal mio amico architetto Fabio Novembre per questo tour è un ricordo, il presente (e il futuro) lo facciamo poi sul palco. Questo concerto, infatti, non è per me un punto d'arrivo, ma d'inizio».

Effettivamente sono i primi veri show della sua carriera.
«Per due anni mi sono guardato i concerti su YouTube e averne uno tutto mio era la cosa che desideravo di più. La prima sera, dopo i primi due pezzi mi sono detto ca**o, è tutto vero!. Il palco è il momento è il massimo dell'amore... Meglio del sesso».

I suoi cosa dicono?
«Ho sempre avuto un superlegame coi miei genitori, non l'ho mai nascosto perché non m'interessa fare il maschio alfa. A Sanremo mi metteva un filo di ansia sapere che erano lì in platea a guardarmi, mentre ora mi esalta vederli in sala».

Soddisfatti, quindi, del suo successo, nonostante il passo falso all'«Esc 2022»?
«Sì. Ricordo che attorno ai 15 anni quando cantavo mia mamma diceva sei un po' stonato eh. Oggi vederla orgogliosa di me è la cosa più bella del mondo».

Sorprese?
«Nel repertorio dello spettacolo ci sono pure un paio di pezzi che non ho caricato da nessuna parte, Spotify e YouTube compresi, si intitolano Amatoriale e Ruggine e li canto per vedere quanti realmente li conoscono».

Riti benauguranti?


«Mio bisnonno regalò una collana con la croce a mio nonno, mio nonno una simile a mio padre e lui una a me. A volte prima di andare in scena la bacio».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino