E così ha confuso persino i bookmaker, che iniziavano a scommettere su un suo rifiuto del Nobel, o, ancora più perfidamente, su una sua assenza...
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Vuoi mettere i suoi quadri con il Nobel per la letteratura? Poi, però, non si è sottratto alla domanda, anche se la sua risposta è stata persino più evasiva del suo silenzio. Il Nobel? «Gran bella cosa», ha ghignato beffardo. Andrà a ritirarlo, allora? «Assolutamente. Se solo è possibile». Quali impegni possano trattenerlo, con persino il suo «Neverending tour» ufficilamente sospeso a novembre, dalla cerimonia svedese del 10 dicembre non è dato sapere. Ai vari Roth, DeLillo e Murakami battuti, dice che «è difficile crederci», che quando gli hanno annunciato la notizia è stato sorpreso: «Straordinario, incredibile. Chi si sarebbe mai sognato una cosa simile?». E allora perché non comunicare al mondo la sua gioia, perché tanto mistero? «Beh, io sono qui». Lui è li ed ha anche chiamato al telefono Sara Danius, la segretaria permanente del premio, per dirle che la notizia lo aveva «lasciato muto» e che «apprezza molto l'onore ricevuto».
Sarà che Sarà è un nome a lui caro, o che ogni buon gioco dura poco, ma alla fine il songwriter ha accettato anche di entrare nel merito, concordando con la Danius, secondo cui i suoi testi sono letteratura e richiamano la tradizione orale di poeti come Omero e Saffo. «Direi di sì, in una certa misura», il suo commento, prima di citare brani come «Blind Willie» e «A Hard Rain's a-gonna fall» e «Hurricane, di cui lui, però, non sa spiegare il significato: «Io non sono qualificato a farlo». Per fortuna che Dylan c'è. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino