Carlo Verdone al Campania libri festival: «Sono stanco dei film su violenza e malavita»

«Bisogna amare la vita e sapere osservare, se ci si perde i dettagli non si va da nessuna parte»

Carlo Verdone al Campania libri festival
«Oggi mancano scrittori che mostrino il proprio sguardo sul mondo, che sia bello e luminoso», diceva alzando la voce, accalorato, Carlo Verdone ieri durante...

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«Oggi mancano scrittori che mostrino il proprio sguardo sul mondo, che sia bello e luminoso», diceva alzando la voce, accalorato, Carlo Verdone ieri durante «Scrivere il cinema la vita è un romanzo», il ciclo di incontri a cura di Titta Fiore alla seconda edizione di «Campania libri festival» in una sala di Palazzo Reale gremita e in trepidante attesa. «Mi sono stufato di vedere film e serie che parlano di violenza e malavita. Qui nessuno lo dice, perché non conviene, visto che sono prodotti molto seguiti, ma non fanno bene alle generazioni future, che nascono già incattivite nei confronti della vita. Bisognerebbe parlare di argomenti felici che guardano al futuro con speranza, piuttosto che rendere più oscuro un mondo che sta già piombando nell'ombra».

Su Paramount Plus con la seconda stagione di «Vita da Carlo», e a breve già sul set della terza, Verdone ha ripercorso la sua carriera insieme alla presidente della Fondazione Film Commission Campania, partendo dal suo primo film, «Un sacco bello», prodotto grazie a Sergio Leone, che ha deciso di scommettere su «un ragazzo poco meno che trentenne che aveva tanto da dire. Spero, un giorno, di poter fare anche io quello che Sergio ha fatto con me, produrre un giovane di talento. Se Sergio non mi avesse aiutato, forse oggi non saremmo stati qui a parlare insieme, ma c'è bisogno di nuove idee, di gente che voglia scrivere qualcosa di personale».

Poi, si è fermato e ha fatto un passo indietro. «Per poter scrivere, ho capito che serve leggere molto», precisa l'artista settantaduenne: «Ho imparato a leggere gli autori fondamentali per crescere artisticamente grazie a mio padre, un uomo di grande cultura, che ha saputo indirizzarmi verso gli scrittori in grado di mostrare a cosa serve davvero la scrittura: suscitare emozioni. Cechov era capace di raccontare un mondo di sentimenti e dettagli attraverso un'unica riga, per me i suoi libri sono fondamentali ancora oggi».

Alla domanda di Fiore, su cosa serva davvero per scrivere dopo aver letto tanto, Verdone si è fermato, microfono alla mano, cercando le parole giuste, poi, d'impulso, ha annunciato: «Bisogna amare la vita, avere uno sguardo attento, seguire la gente. Quando ero giovane seguivo tutti i personaggi che gravitavano attorno a me, nel mio quartiere. Grazie a loro ho dato spessore a molti dei miei ruoli: tic, manie, fissazioni, sono nate così. Bisogna saper osservare, se ci si perde i dettagli, non si va da nessuna parte».

Non basta neanche questo però e, soprattutto, oggi le difficoltà sono diverse rispetto a cinquant'anni fa, la scrittura è soggetta a vincoli maggiori: «Confesso di fare fatica a comprendere la società in cui viviamo, mi devo sforzare per capire: siamo tutti più incazzati e insoddisfatti, c'è molta solitudine e l'unico vero spazio d'aggregazione è confinato ai social, dove resta superficiale. Internet ha risolto molti problemi, ma ha creato anche grandi danni, come ogni evento potente ed irrimediabilmente di svolta. Poi, posso dire la verità? Va bene non essere razzisti e rispettare chi non vuole essere apostrofato con determinati aggettivi piuttosto che con altri, ma l'America sta esagerando con i limiti imposti dal politicamente corretto».

Per l'attore, regista e scrittore, oggi al suo secondo libro, La carezza della memoria, bisognerebbe spogliarsi dei vincoli per produrre un pensiero più onesto: «Quando scriviamo ci fermiamo perché non possiamo dire quella cosa in maniera tanto esplicita, ma detta in maniera artefatta non ha più lo stesso senso, lo perde».

Infine: «Ma che vi devo dire adesso? La terza stagione di Vita da Carlo sarà una fotografia onesta e completa sul nostro tempo, piena di giovani, più della seconda. Sono loro i protagonisti del nostro presente, oltre, però, non posso svelare. Il mio prossimo film? Se non mi verrà in mente una storia migliore parlerà della prostituta di 25 anni di cui mi innamorai, Maria F.», ha concluso, la voce coperta da uno scroscio di applausi.

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Il Mattino