Garrone e Martone, attenti a quei due: «Raccontiamo Napoli tra luci e ombre»

Garrone e Martone, attenti a quei due: «Raccontiamo Napoli tra luci e ombre»
«Garrone è romano ma lo sento come un fratello napoletano», dice Mario Martone, «nel suo cinema, come nello splendido Dogman, c'è il senso...

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«Garrone è romano ma lo sento come un fratello napoletano», dice Mario Martone, «nel suo cinema, come nello splendido Dogman, c'è il senso universale della Campania e del Sud tutto». «Io sono un figlio adottato di Napoli», risponde Matteo Garrone, «mia nonna e la madre di mio figlio sono napoletane, a Napoli mi sento a casa. Il merito è della generosità degli attori e del fascino dei luoghi, che vivo come un grande teatro di posa».


Il duetto tra i due maestri del cinema si è tenuto ieri, alla presentazione della decima edizione del «Galà del cinema e della fiction in Campania», manifestazione ideata da Valeria Della Rocca e diretta da Marco Spagnoli. Un appuntamento dedicato alle produzioni televisive e cinematografiche che raccontano Napoli e la Campania.

Ieri a Roma Mario Martone ha ritirato il premio speciale alla regia che la rassegna gli ha conferito a ideale coronamento della retrospettiva a lui dedicata a Napoli dal museo Madre, mentre a Matteo Garrone è stato consegnato il riconoscimento al miglior film drammatico, «Dogman», che ha già vinto otto Nastri d'Argento ed essere stato scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar.
 
Il galà si inaugurerà l'8 ottobre e si terrà tra Napoli e a Castellamare di Stabia, dove il 13 si concluderà al castello medioevale, in una serata condotta da Maurizio Casagrande con il padrino dell'evento Iago Garcia (protagonista della serie tv «Il Segreto»). Lì, tra gli altri, ritireranno i premi Vince Tempera (musica), Gaia Bermani Amaral (moda), Franca Leosini, (giornalista dell'anno) Geppy Gleijeses (teatro), Cristiano Caccamo (premio speciale Rising Star).

Nell'attesa che la giuria scelga gli altri premi, a Roma i grandi protagonisti sono stati Garrone e Martone, legati da sincera amicizia e visibilmente entusiasti dell'occasione d'incontrarsi e parlare insieme. Una strana coppia legata da molti contatti, oltre che da sincera stima, personale ed artistica.

«Sono felicissimo di ritirare un premio legato alla mia terra, non solo perché sono napoletano, ma perché Napoli, come dice Matteo, è un magnifico palcoscenico dove lavorare, ricco di tante umanità diverse», ha spiegato Martone, «pensate a Il giovane favoloso: se Leopardi non avesse passato i suoi ultimi anni a Napoli, quel film non lo avrei fatto. Napoli è un prisma, non c'è un lato che prevale sull'altro, il difficile è far convivere le sue mille sfaccettature e le sue tante realtà. È un esercizio di complessità: se non sei complesso a Napoli sei fottuto, ma se non sei semplice pure!».

Garrone ha ricordato le accuse che gli sono state rivolte a proposito del «cattivo servizio» che avrebbe fatto alla città con un film come «Gomorra», ribadendo: «Credo sia giusto raccontare luci ed ombre della città, in un'analisi che, dallo studio di volti e personaggi, arrivi fino alle loro storie». «Sicuramente è difficile girare a Napoli, perché bisogna mettere ordine in un caos di volti, luoghi e colori», ha concluso l'autore, «del resto Fellini cercava volti napoletani che poi portava a Cinecittà, proprio per la loro espressività. Mi sento molto vicino a Mario, l'ho conosciuto fin dagli inizi teatrali grazie a mio padre Nico e penso che, pur nella diversità di stile, noi si condivida uno sguardo sul reale non didascalico, scegliendo la trasfigurazione. Io ho iniziato a pensare alla regia tardi e la spinta decisiva me l'ha data proprio la visione di L'amore molesto».


Martone, dal canto suo, ha sottolineato come «Matteo viene dalla pittura, io dal teatro sperimentale: questa apertura agli altri linguaggi è un patrimonio che ci accomuna. Anche io, per L'amore molesto, ero stato accusato di dare un'immagine negativa di Napoli. Ma le polemiche contro Gomorra, che sia film o serie tv, sono sterili: ricordiamoci che ha costituito la nascita di un genere, una cosa enorme. L'immagine di Napoli può andare nel mondo solo grazie ai film belli, non certo con opere che mostrino per forza la bellezza della città». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino