Clementino conquista Hollywood e sogna Snoop Dogg

Clementino conquista Hollywood e sogna Snoop Dogg
inviato a Los Angeles Il sogno è Snoop Dogg. Rappare con il numero uno della West Coast gli piacerebbe, eccome. Intanto, sapendo che i sogni bisogna costruirseli tassello...

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inviato a Los Angeles

Il sogno è Snoop Dogg. Rappare con il numero uno della West Coast gli piacerebbe, eccome. Intanto, sapendo che i sogni bisogna costruirseli tassello dopo tassello, Clementino si gode il debutto a Los Angeles sul palco dell’Hard Rock Cafè di Hollywood Boulevard, a un passo dal teatro dell’Oscar, tra cimeli, strumenti e costumi che hanno fatto la storia della musica mondiale. I pantaloni di pelle di Jim Morrison, la chitarra Kramer «Frankenstein» di Eddie Van Halen, manifesti di concerti leggendari e i suoi freestyle, «’O vient», le canzoni che lo hanno portato in gara a Sanremo per due anni di seguito e un’anticipazione dal nuovo album, «Tutti scienziati», il rap contro chi parla di ogni cosa senza sapere niente di niente. Una malattia molto contemporanea che Clementino si diverte a curare con l’ironia tagliente dell’hip hop.

 
«Los Angeles, Italia», il festival organizzato da Pascal Vicedomini che porta nel cuore di Hollywood le eccellenze artistiche del Belpaese a pochi giorni dagli Academy Awards, nella settimana più strategica dell’anno, gli ha cucito addosso una serata coi fiocchi. La sala è piena di ragazzi che ballano e rappano, molti sono italiani e a loro va la dedica di «Quando sono lontano», tra il pubblico ci sono Giovanni Veronesi ed Edoardo Leo, che negli ultimi film parlano proprio di questo, di quanto l’Italia non sia più un paese per giovani. E c’è Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, e poi Mirko Trovato, il piccolo divo della fiction di Raiuno «Braccialetti rossi», amatissimo, tant’è che il suo personaggio, «morto» per mano degli incauti sceneggiatori, è stato subito fatto rientrare nelle vesti immacolate di un angelo, alla maniera di «Ghost». Volfango De Biasi, regista di diversi cinepanettoni Filmauro e ora qui con il docufilm «Crazy for football», s’incrocia con il produttore Luigi De Laurentiis, Lello Esposito incanta tutti con i segni della sua arte identitaria: vulcani che esplodono di colori, Pulcinella scarnificati fino all’essenza della maschera e una sirena Partenope, scelta come premio del festival, che stringe tra le mani una stella di Hollywood.


Nato per essere un ponte tra culture, quest’anno «Los Angeles, Italia» ha inaugurato una corposa sezione «napoletana» accanto alle anteprime e ai galà internazionali con Mel Gibson, Sylvester Stallone e il musicista di «La La Land» Justin Hurwitz. Al Chinese Theatre è stato applaudito «Falchi» di Tony D’Angelo con Fortunato Cerlino, passato in scioltezza dal ruolo del boss di «Gomorra» Pietro Savastano a quello di poliziotto d’assalto; in chiusura Carlo Carlei accompagnerà una puntata della sua fiction campione d’ascolto sui «Bastardi di Pizzofalcone». E Clementino introdurrà la proiezione di «Zeta» di Cosimo Alemà, sul mondo dell’hip hop. Mai pensato al cinema, Clemente? «Mi piacerebbe fare qualcosa di comico, Veronesi dice che ho la faccia giusta». Vedremo. A sorpresa, spunta un po’ di Napoli anche nel sontuoso pacco dono destinato ai candidati all’Oscar: tra diamanti e trattamenti di chirurgia plastica ci sarebbe un soggiorno in un albergo partenopeo con vista sul panorama. E chissà che a suggerirlo non sia stata la presidente dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs, che proprio al festival gemello di «Los Angeles, Italia», l’«Ischia Global», ha scoperto le bellezze mozzafiato del golfo.
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Il Mattino