Clint Eastwood torna al cinema a 91 anni: «Essere macho non serve a niente»

Clint Eastwood torna al cinema a 91 anni: «Essere macho non serve a niente»
«Come chiunque altro nella vita, pensi di avere tutte le risposte e poi realizzi, invecchiando, che in realtà non ne hai nessuna. Tutti noi dobbiamo fare scelte nella...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Come chiunque altro nella vita, pensi di avere tutte le risposte e poi realizzi, invecchiando, che in realtà non ne hai nessuna. Tutti noi dobbiamo fare scelte nella vita, ragazzo. Tu dei fare le tue». A pronunciare questa frase è Clint Eastwood, nel trailer di «Cry macho», il film che vede il quattro volte premio Oscar indossare ancora una volta quel cappello da cowboy che lo ha reso famoso nel mondo, ai tempi degli spaghetti western di Sergio Leone.

A 91 anni, e a tre dall'ultimo film che lo vedeva nella doppia veste di attore e regista («Il Corriere The Mule»), Eastwood torna a dirigere se stesso in quella che dalle premesse sembrerebbe essere una storia simile: un ex star dei rodei, ora allevatore di cavalli, deve far fede a una promessa e andare a cercare, in Messico per riportarlo negli Stati Uniti, il figlio di un vecchio amico. «Cry macho» però non è un'altra storia di contrabbando di frontiera, ma un road-movie che racconta di un'improbabile amicizia fra un ragazzo e un vecchio e che consente al protagonista, Mike, di tracciare un bilancio della sua lunga vita ridefinendo il significato del termine «macho». 

Girato in New Mexico come «The Mule» - e tratto dal romanzo omonimo di N. Richard Nash che ha contribuito alla stesura dell'adattamento insieme allo sceneggiatore Nick Schenk, il film vede nel cast anche Dwight Yoakam, Natalia Traven e Eduardo Minnett nei panni del giovane compagno di viaggio del protagonista: «Mike è un uomo che ha attraversato alcuni momenti difficili della sua vita e poi inaspettatamente si trova ad affrontare un'altra sfida, forse la più difficile, quella di cambiare percorso, ancora una volta. Non lo vorrebbe fare ma è un uomo di parola, ha fatto una promessa ed è pronto a tutto per onorarla e così ricominciare la sua vita daccapo», dice Eastwood del suo film, che sarà nei cinema degli Stati Uniti a settembre mentre per l'Italia non c'è ancora una data di uscita.

È dai tempi di «Gli spietati» (1992) che Clint Eastwood segue un filone personale. Quello del racconto di uomini che, con le loro storie, ridefiniscono il significato di termini come eroismo, coraggio e forza. «Cry macho» prosegue in questo corso: «Questa storia del macho è sopravvalutata. Sono solo tipi che cercano di fare i duri per dimostrare che hanno grinta. E quello è tutto ciò che si ritrovano fra le mani. Come in ogni altra cosa della vita, credi di avere tutte le risposte. Poi ti rendi conto che stai invecchiando, e non ne hai nessuna. Tutti noi dobbiamo fare delle scelte nella vita, ragazzo. Tu devi fare le tue», fa dire Eastwood al suo personaggio nel film. Nessuno meglio di lui può sapere la differenza fra vero coraggio e ostentato machismo, lui che solo un paio di anni fa, durante l'evacuazione degli Studi della Warner Bros a causa di un vicino incendio boschivo, decise che aveva da fare e, confermando la sua fama di duro, rimase in ufficio. O parecchi anni prima, quando nel 1951 allora aveva 21 anni - il biposto che lo stava portando da Seattle a Sacramento ammarò nell'oceano e lui e il pilota si salvarono nuotando fino a riva: «Nessuno si accorse di cosa era successo, dovemmo nuotare sino alla spiaggia e, una volta a terra, arrampicarci su per una collina, per un altro paio di chilometri, sino a raggiungere una stazione radio e chiedere finalmente i soccorsi». 

Per Clint Eastwood sembra tutto facile, salvarsi da solo come dirigere un film: «Per me è come mettere le palline sull'albero di Natale. C'è chi studia per ore la posizione migliore prima di sistemarle, io le metto e basta», ama dire a chi gli chiede come fa a essere così veloce nella produzione dei suoi lavori.

E pensare che alla realizzazione di «Cry macho», prima che arrivasse Eastwood, ci hanno provato in tanti, senza mai riuscire. Sono infatti trent'anni che Hollywood carezza questo progetto. Un primo tentativo risale al 1991 e avrebbe dovuto avere per protagonista l'attore Roy Scheider, ma il progetto si arenò prima di partire. Un secondo tentativo è del 2011. Avrebbe dovuto avere per protagonista Arnold Schwarzenegger e anzi, sarebbe dovuto essere il film del suo ritorno al cinema dopo la parentesi politica come governatore della California, ma anche questo secondo approccio non riuscì a toccare la fase esecutiva. Per arrivare in fondo, insomma, ci voleva un macho vero, come Clint Eastwood, disposto a confessare le sue debolezze.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino