Lydia Lunch e Cypress Grove cover dall'inferno e ritorno

Lydia Lunch
Se avete ascoltato la rilettura - o riscrittura? o rivelamento della sua vera natura? - che Lydia Lunch, la sacerdotessa blasfema della generazione no wave, e il chitarrista inglese Cypress Grove...

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Se avete ascoltato la rilettura - o riscrittura? o rivelamento della sua vera natura? - che Lydia Lunch, la sacerdotessa blasfema della generazione no wave, e il chitarrista inglese Cypress Grove avevano azzardato di «Hotel California» sapete che cosa aspettarvi da questo terzo album della coppia, «Under the covers» (Rustblade records). Jon Bon Jovi va a braccetto con la promessa di Nashville Aaron Lee Tasjan, classici come «Ode to Billie Joe» di Bobby Gentry ha il meritato piglio di un racconto noir di passione, morte, aborto e suicidio. La voce di Lydia raschia, il chitarrista - già al fianco di irregolari come Jeffrey Lee Pierce, Nick cave e Mark Lanegan - pure, cercando sonorità sotterranee, torbide, da blues in acido, che tengono insieme Tom Petty («Breakdown») e l’Allman Brothers Band («Midnight rider»), Doors («The spy»), Elvis Costello e gli Steely Dan («Do it again», naturalmente irriconoscibile, eppure in qualche modo drammaticamente fedele a se stessa), ma anche un’autocover, quella di «“Won’t leave you alone», scritta dalla Lunch con James Johnston. Un disco feroce, emozionante, controcorrente, lontano dalle mode, non necessario certo, ma più che benvenuto.

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Il Mattino