David di Donatello, il cinema italiano riparte da Sophia Loren

David di Donatello, il cinema italiano riparte da Sophia Loren
Il cinema italiano riparte dai David di Donatello e dalla sua diva più leggendaria, Sophia Loren. È lei la protagonista assoluta di una serata di gala che vuole...

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Il cinema italiano riparte dai David di Donatello e dalla sua diva più leggendaria, Sophia Loren. È lei la protagonista assoluta di una serata di gala che vuole lasciarsi alle spalle le paure e le difficoltà dell'ultimo anno. Premiata per la toccante interpretazione del film «La vita davanti a sé» diretto da suo figlio Edoardo Ponti, l'attrice celebrata nel mondo non nasconde la commozione, anzi: «È difficile credere che ho ricevuto il primo David sessant'anni fa, perché l'emozione è la stessa, la gioia è la stessa» dice con un tremito nella voce. «Condivido questo premio con tutto il cast e il bambino di grandissimo talento che ha recitato con me, Ibrahima, davvero magico. E ringrazio Edoardo, un uomo meraviglioso. Il suo cuore e la sua sensibilità hanno dato vita al mio personaggio. Forse questo sarà il mio ultimo film, non lo so, ma avrò sempre voglia di farne un altro, e poi un altro ancora. Perché io senza il cinema non posso vivere».

Come agli Oscar, sono due le sedi dello show condotto in diretta su Raiuno da Carlo Conti, gli studi televisivi Fabrizio Frizzi e il Teatro dell'Opera. I candidati che nel 2020 festeggiarono collegandosi dal salotto di casa, questa volta sono seduti in platea e nei palchi dell'Opera, c'è perfino un discreto tappeto rosso per celebrare (in sicurezza e con tanto di mascherina) la ripartenza di un settore strategico dell'intrattenimento e dell'industria culturale del Paese. Quanto ai premi, «Volevo nascondermi» di Giorgio Diritti fa l'en plein: sette riconoscimenti, tra cui miglior film, regia e attore, Elio Germano, alla sua quarta statuetta in carriera. I migliori non protagonisti sono Fabrizio Bentivoglio e Matilda De Angelis per «L'incredibile storia dell'Isola delle Rose», Pietro Castellitto vince tra i registi esordienti con «I predatori» («un abbraccio a mamma, un bacio a papà»). 

L'applauso più caldo accoglie il David alla sceneggiatura assegnato postumo a Mattia Torre per «Figli» e sua figlia Emma che lo ritira commuove tutti: «Faccio i complimenti a mio padre che ha vinto anche se non c'è più, bravo papà, e dedico la statuetta al mio fratellino che mi fa ammazzare dalle risate e a mia madre che non si arrende mai». Laura Pausini, che aveva aperto lo show cantando la canzone già candidata all'Oscar «Io si/Seen», dal film con la Loren, viene scavalcata a sorpresa da Luca Medici/Checco Zalone con il leit motiv di «Tolo Tolo», «Immigrato», ma lui, non pensando di vincere, non si è mosso da casa e scherza da remoto: «La solita cricca di sinistra che premia i soliti, no, questo era il foglietto se perdevo. Grazie all'Accademia per il riconoscimento meritocratico». Tra le categorie tecniche, Massimo Cantini Parrini porta a casa il quinto David per i costumi di «Miss Marx», la montatrice Esmeralda Calabria il terzo per «Favolacce». Nel documentario si afferma Alex Infascelli con «Mi chiamo Francesco Totti» e mostra alla telecamera un foglio con la dedica al Pupone: «Siamo unici». Il miglior film straniero è «1917» di Sam Mendes, la nuova presidente del Centro Sperimentale, Marta Donzelli, vince tra i produttori con «Miss Marx». I David speciali e alla carriera, già annunciati, vanno a una pimpantissima Sandra Milo e a un monumentale Diego Abatantuono, mentre Monica Bellucci si collega da Sofia, dove sta girando un film sulla Befana con Paola Randi. Andrea Morricone dirige la Roma Sinfonietta nell'omaggio alle musiche immortali di suo padre Ennio. Tutti parlano di rilancio del settore e di fiducia nel futuro della settima arte. 

E di senso di responsabilità unito al coraggio e alla determinazione ha parlato il presidente Mattarella, ricevendo al Quirinale una delegazione del premio nel tradizionale incontro con il cinema italiano saltato l'anno scorso per l'emergenza Covid e trasmesso ieri mattina in diretta su Raiuno, condotto da Geppi Cucciari. «Lo spettacolo dal vivo è tra i settori più colpiti, al di là dei rilevanti interventi del governo per sostenere il comparto» ha detto il Capo dello Stato: «Si tratta di un impoverimento economico e culturale, quest'ultimo non risarcibile, perché il cinema, il teatro, la musica, la danza non sono elementi aggiuntivi della vita sociale di cui si possa fare a meno di fronte a problemi più gravi e urgenti: ne costituiscono, al contrario, parte irrinunciabile». E dunque, come nel dopoguerra «le eccellenze del cinema hanno contribuito a far conoscere l'arte italiana nel mondo», così ora «siamo chiamati a ripartire con il senso di una missione comune»: ricominciare, mettere in cantiere i progetti in sospeso, «restituire al lavoro le straordinarie maestranze, le molteplici professionalità che fanno di questo settore non solo una punta della nostra cultura e della sua espressione artistica, ma anche un'industria di rilievo per l'Italia».

Da qui il sostegno per l'ammodernamento delle sale, il necessario dialogo con la tv e il digitale, il «significativo capitolo del Pnrr» - 300 milioni - dedicato allo sviluppo dell'intera filiera e al potenziamento di Cinecittà e del Centro Sperimentale di Cinematografia. Di questi «elementi propulsivi» per la ripartenza che «incrociano la crescita dell'audiovisivo nel mondo, l'attrattività storica della bellezza italiana e uno dei tax credit più forti d'Europa» ha detto nel suo intervento il ministro della Cultura Dario Franceschini, che ha anche aperto la serata dei premi: «Investire in cultura e nel mestiere del cinema è una delle produzioni che produrranno più effetti per l'intero Paese. Spero che la traversata del deserto stia finendo, è iniziato il percorso che ci porterà all'uscita». 

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Il Mattino