Paolo Del Debbio, lacrime a Domenica In: «Mio padre deportato per due anni in un campo di concentramento»

Domenica In, il crollo di Paolo Del Debbio: «Mio padre deportato dai nazisti per due anni»
"Le diece cose che ho imparato dalla vita" arriva nello studio Fabrizio Frizzi, Paolo Del Debbio a Domenica In  per raccontare la sua storia attraverso il suo...

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"Le diece cose che ho imparato dalla vita" arriva nello studio Fabrizio Frizzi, Paolo Del Debbio a Domenica In  per raccontare la sua storia attraverso il suo libro. Un'intervista densa e emozionante che ha fatto scendere le lacrime sul volto del giornalista che ha voluto raccontare a Mara Venier e ai suoi telespettatori la storia di suo padre. Il conduttore di Dritto e Rovescio è figlio di un deportato che durante la Seconda Guerra Mondiale fu portato nel campo di concentramento e smistamento nazista di Buchenwald, a 40 km da Berlino. Un pianto di sofferenza e sfogo quello di Del Debbio che ripercorre la vita del papà. «Di quelle cose babbo ne parlava con grande difficoltà. Come fai a raccontare l’inferno?», ha spiegato Paolo. L'uomo venne catturato nel 1943 in Grecia e tenuto prigioniero per due anni fino a quando gli americani nel 1945 non lo liberarono. «Gli americani gli diedero da mangiare pian piano. Mio padre pesava 40 chili, rimetteva tutto quello che mangiava perché non era più abituato». Il viaggio per arrivare in italia è stato fatto su un camion che trasportava frutta e poi su un carico di bestiamo. È arrivato così fino a Verona il papà del giornalista. «E da Verona a Lucca la fece a piedi, 400 chilometri».

Domenica In, il crollo di Del Debbio

L'emozione e il dolore hanno riempito lo studio di Domenica In: «C’era tutto il paese che li aspettava. Si era sparsa la voce che Alfio e Velio stavano tornando (Velio è stato il padre di Paolo, Alfio era un un altro deportato liberato). Non avevano notizie da due anni, per un paesino come quello fu una festa assoluta. Poi arrivò mia mamma e si vide la sensibilità contadina… Andarono tutti via per lasciarli soli».

 

Emozione in studio

A singhiozzi Del Debbio è arrivato alla fine della storia, ma si è dovuto poi fermare per asciugarsi il volto. Mara Venier lo abbraccia con le parole: «Guarda, sto come te Paolo». Una volta asciugato il volto e puliti gli ochhiali, Del Debbio ha definito i nazisti «bast***i aguzzini». Ma non ha mai perso la dignità papà Velio che per dimostrare ai nazisti che nonostante la sofferenza è un bene da proteggere si è lavato con docce gelate tutti i giorni. 

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Il Mattino