Due «Falchi» sulla Transalp: la presentazione

Due uomini girano a bordo di una moto Transalp attraverso il dedalo di vicoli del centro storico di Napoli. Sono i «Falchi» Peppe e Francesco, i due protagonisti...

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Due uomini girano a bordo di una moto Transalp attraverso il dedalo di vicoli del centro storico di Napoli. Sono i «Falchi» Peppe e Francesco, i due protagonisti dell’omonimo film interpretati da Fortunato Cerlino e Michele Riondino, nei cinema dal 2 marzo. Il film è diretto da Toni D’Angelo e vede la partecipazione tra gli attori di Pippo Del Bono e Stefania Sandrelli.

 
«È una storia di finzione ambientata a Napoli ma che non è necessariamente su Napoli», ha detto Fortunato Cerlino alla presentazione del film. «È più la storia di due persone - ha aggiunto - che per mestiere fanno i falchi, appunto. Questo film mi piace particolarmente perché si concentra sull’aspetto umano dei protagonisti come esseri umani. Sono due personaggi che difficilmente possono lasciare indifferenti». L’attore, diventato famoso per il ruolo di Pietro Savastano nella fortunata serie televisiva «Gomorra», questa volta si trova dalla parte della polizia, ma il suo personaggio è sempre un lupo solitario dai modi non convenzionali.
 
Al suo fianco Michele Riondino, l’altro falco, con alle spalle un forte trauma e la difficoltà di fare ogni giorno i conti con il passato che cerca di affrontare con gli psicofarmaci e la droga. Riondino, tarantino di nascita, riesce benissimo nel suo ruolo, nonostante reciti in un dialetto che non gli appartiene. «Più della lingua è più importante l’atteggiamento – spiega l’attore - è molto diverso tra un napoletano, un pugliese, un palermitano o un romano. Secondo me è il modo di muovere il corpo che caratterizza la voce e l’accento stesso della città in cui ci si trova. Devo dire che il napoletano, pur essendo per certi aspetti simile al mio dialetto, non è così semplice».

«Falchi» è una storia d’amore, di amicizia, e di tradimento. Toni D’Angelo l’ha voluta raccontare a modo suo, mescolando vari generi. E spiega: «È una storia narrata con il pathos dei grandi classici della tragedia greca, a partire dalla quale tutto è stato raccontato ma prendendo forme diverse nel corso dei secoli, subendo una continua evoluzione».


La colonna sonora del film l’ha prodotta Nino D’Angelo, padre del regista che racconta: «Sono stato un po’ a quello che mi diceva mio figlio. Mi ha chiesto delle cose un po’ anni ’70 e io ho fatto il soldatino. Oggi quando si deve fare una colonna sonora di un film ambientato a Napoli si usano solitamente suoni un po’ hip hop, ma io ho voluto farlo più a modo mio».   Leggi l'articolo completo su
Il Mattino