Aurora Leone dei The Jackal: «La mia comicità come arte di improvvisare»

Aurora Leone dei The Jackal: «La mia comicità come arte di improvvisare»
È iscritta alla Federico II, Lettere moderne. Aurora, quando la laurea? «La domanda farebbe piacere a mia madre. Mi mancano pochissimi esami, ma non ho tempo. Sono al...

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È iscritta alla Federico II, Lettere moderne. Aurora, quando la laurea? «La domanda farebbe piacere a mia madre. Mi mancano pochissimi esami, ma non ho tempo. Sono al secondo anno fuori corso, però ho fatto la primina, così dico che è uno soltanto». Aurora Leone, 23 anni, casertana, attrice comica emergente, crede ancora nella laurea. Intanto, «debutterò con un nuovo spettacolo il 29 novembre alla Sala Umberto di Roma. Il 12 dicembre sarò al Sannazaro di Napoli, il 18 al San Babila di Milano. Titolo, «Vero a metà. Parlerò della mia vita. Ho 23 anni e mi sento a metà strada tra i ventenni e i quarantenni; sono come Balto, che non è cane e nemmeno un lupo». La laurea dovrà attendere. Come rifiutare una carriera in rapida ascesa iniziata a «Italia's got talent» nel 2018? Come dire no a The Jackal, di cui fa parte dal 2019?

E ora si aggiunge un programma tv, un comedy show in quattro puntate, «Prova prova, sa sa» (i fonemi in uso quando si verifica un microfono). Gli americani lo definiscono «unscripted»; nel segno dell'improvvisazione. Prodotto da Endemol Shine Italy, disponibile su Prime Video da mercoledì prossimo, il format è la versione addomesticata dell'americano «Whose line is it anyway?». Siamo nell'oceano della comicità contemporanea. In scena c'è un conduttore-padrone, Frank Matano da Santa Maria Capua Vetere, spirito creativo, ex inviato delle Iene, giudice a «Italia's got talent», attore, assieme a quattro comici: con la casertana, ci sono Maccio Capatonda, Maria Di Biase, Edoardo Ferrario. 

Aurora: «È stato Frank a portare il format in Italia. Lui è mezzo americano e lo vedeva quando stava dai nonni. Qui lo ha adattato alla nostra tv». E che accade in studio? «Lui decide il gioco e noi dobbiamo improvvisare. Da soli, a coppia o tutti e quattro». Un esempio? «Il più noto è Scene da un cappello. Frank estrae una frase... che so... cose da non dire a un funerale. E tocca a noi rispondere. Per fortuna c'è il pubblico in studio che dà energia». Previsti anche quattro ospiti, uno a puntata, che si uniranno alla combriccola: Francesco Mandelli, Valeria Angione, I Soldi Spicci e Corrado Nuzzo.

Difficile improvvisare? «Tantissimo, meglio farlo in compagnia. Il pubblico ti stimola. Prima di registrare ci hanno fatto esercitare su più tracce, ma erano diverse da quelle proposte in puntata. Sa, si tratta di dire la cosa giusta al momento giusto. Questo è un programma... io lo chiamo col senno di poi, perché la sera a casa, mentre lavi i denti o stai andando a letto pensi... Madonna, avrei potuto dire quella cosa là... Perché non mi è venuta in mente?». 

Come definire la comicità di Aurora? «Provo a non ridurla a una battuta. Voglio che lasci un segno, un pensiero». Maestri? «Maestre: la Cortellesi, la Mannino». E Totò? Troisi? «Massimo è un punto di riferimento. Ha accompagnato la mia crescita. Il Principe lo associo a una generazione precedente, ma ho recuperato comunque la nostra cultura». Quando si è accorta di avere talento? «Al liceo. Ero rappresentante d'istituto e mi sono resa conto che avevo voglia di parlare alle persone, di farle ridere. A 17 anni ho scritto il mio primo testo, Quotidianamente una famiglia a pretesto. A Caserta ho affittato un teatro con 80 posti, oggi si chiama Civico 14, e mi sono esibita. Estratti di quel monologo li ho presentati a Italia's got talent».

Il primo incontro con The Jackal? «Nel loro ufficio, a Napoli. Hanno aspettato la mia risposta per due mesi. Non avevo letto il messaggio. Un giorno, mentre aspettavo un treno in ritardo, ho fatto pulizia nella mail e l'ho trovato. Mi avevano notata a Italia's got talent e volevano conoscermi. È stato amore a prima vista». Progetti con loro? «Qualcosa bolle in pentola, ed è grossa, ma... top secret». Ultima curiosità, l'esperienza a «Pechino express»: «La più bella e difficile della mia vita; una fonte di aneddoti che sto inserendo nel nuovo spettacolo; una sfida fisica e mentale. Perché non è comune fare i propri bisogni in Uzbekistan, mentre le capre ti osservano». 

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Il Mattino