Eros Ramazzotti conquista il Palasele: «Pino Daniele è per sempre»

Un emozionante omaggio all'amico napoletano scomparso

Il concerto al Palasele
Inviato a Eboli A 59 anni, ormai supernonno (Aurora gli ha regalato da poco il piccolo Cesare), Eros Ramazzotti non conosce i rischi dell'«intronata routine del cantar...

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Inviato a Eboli

A 59 anni, ormai supernonno (Aurora gli ha regalato da poco il piccolo Cesare), Eros Ramazzotti non conosce i rischi dell'«intronata routine del cantar leggero» evocata dalla coppia Battisti/Panella (sempre siano lodati). Lo si vede dall'effervescenza dello show con cui ha riempito l'altra sera il PalaSele di Eboli, sull'onda del tour di «Battito infinito» iniziato nello scorso settembre per andare avanti sino a maggio, attraversando, oltre all'Italia, Stati Uniti, Messico Costa Rica, Panama, Ecuador, Argentina, Cile, Brasile, Venezuela, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Austria, Ungheria, Serbia, Romania, Bulgaria, Polonia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Lituania.

Con un'ottima band; con uno schermo delle meraviglie che gli permette di colorare e rendere davvero visibile a tutti, in ogni angolo del parterre e delle gradinate, lo spettacolo; con hit clamorosi da snocciolare accanto al repertorio più recente: si va dall'iniziale «Terra promessa» a «Quanto amore sei», «Un amore per sempre», «Stella gemella», «Una storia importante», «Adesso tu», «Fuoco nel fuoco», «Cose della vita»; con un pubblico caloroso e propenso al karaoke e all'effetto «singalong», avrebbe potuto in qualsiasi momento adagiarsi in un'aurea mediocritas, seguendo il flusso delle emozioni.
Lui, invece, non ha preso a noia il suo mestiere, sa che tutti aspettano Milan-Napoli e ci scherza su, mette una buona parola per chiudere del tutto la gaffe fiorentina sulla Croce Rossa, regala al pubblico un emozionante omaggio all'eterno amico, e genius loci, Pino Daniele che ha leggerezza del gesto di cuore: l'accenno di «A me me piace o blues» si chiude nel respiro di «Torna a Surriento» e il tributo è leggero e naturale, quando Eros dice «Pino è per sempre» gli credi, c'è affetto nel suo gesto, c'è il ricordo di quel tour con il Lazzaro Felice e Jovanotti, di cene, di chiacchierate, di lezioni di chitarra. E non è una trovata della serata: la dedica, condivisa con il sax di Marco Scipione, sta puntellando i suoi show italiani.

A proposito di lezioni di chitarra: lo strumento è uno dei suoi alleati in questo tour in cui si diverte, come spesso ha fatto, a strapazzarla, a fare il rockettaro sulle corde elettriche, ma non solo, visto che c'è un godibilissimo set acustico che guarda a suoni country-blues che forse non ti aspetteresti nel bel mezzo di una sarabanda di pop latino, ma che invece c'è, e dà movimento e varietà all'intera serata. Luca Scarpa, al piano, dirige l'ambaradan, Eric Moore pesta selvaggiamente la sua batteria concedendosi pausa per una prova gospel, Giovanni Boscariol suona le tastiere, Giorgio Secco e Luca Mantovanelli le sei corde, Paolo Costa il basso, Dario Tanghetti le percussioni, ai cori (e i duetti) ci sono Monica Hill e Roberta Gentile.

Una scaletta gli permette di scendere dal palco e risalire velocemente: per un abbraccio con le fan («nu vaso? mi chiedi nu vaso?»), per un abbraccio a una bambina down, per assaporare più da vicino le reazioni della platea. Poche chiacchiere, qualche battuta, dallo schermo arriva - chiarissimo - un solo messaggio, ed è affidato alle parole di Albert Camus: «La pace è l'unica battaglia che vale la pena di essere combattuta». Sarà anche un caso, ma per i bis l'uomo di «Se bastasse una canzone» torna in scena indossando una maglietta che dice no alla guerra e si alla musica mentre prima, nel bel mezzo di «Un'altra te», aveva trovato modo di evocare Bob Marley e la sua «No woman no cry».

Mentre i rotocalchi parlano di una sua nuova possibile paternità (secondo «Diva e donna» starebbe aspettando un figlio - il quarto dopo Aurora, Rafaela Maria e Gabrio Tullio - dalla compagna Dalila Gelsomino), lui scherza sulla sua età, sulla sua nonnità, ma tiene il palco in maniera maledettamente seria. E sotto svetta uno striscione in cui una ragazza dice sì a una proposta di matrimonio «perché mi hai regalato Eros». Poi dici il potere della canzone popolare.

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Il Mattino