Sanremo, Lele trionfa tra i giovani Fuori Al Bano, Ron, D'Alessio e Ferreri

È il più giovane dei Giovani, vent'anni appena, ma professonista, di sicuro non un bamboccione. Sarà perché Lele (Esposito, scognomato, come si...

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È il più giovane dei Giovani, vent'anni appena, ma professonista, di sicuro non un bamboccione. Sarà perché Lele (Esposito, scognomato, come si usa), di Pollena Trocchia ma pomiglianese d'adozione, ha iniziato come bambino prodigio, sarà perché la sua esperienza tiene insieme le Voci Bianche del San Carlo, il conservatorio («sono al settimo anno, devo trovare il tempo per finire gli studi») e «Amici» prima della vittoria conquistata ieri sera, subito dedicata a «mamma Linda e papà Michele, e a tutti i miei insegnanti».

 

Ha vinto con «Ora mai», soul pop pulito e giovanilisticamente elegante, «scritto staccato perché ho ragionato sul singolare costrutto, una parola che nega l'altra, e ho accentuato la negazione, lasciando la possibilità di una doppia lettera. Il brano racconta un momento mio, strofa e ritornello sono usciti di getto, poi ho chiesto una mano e qualche dritta a Rory Di Benedetto e Rosario Canale, con cui ho scritto anche una bella parte del mio primo album, che ora esce in nuova versione con un pugno di inediti, tra cui il pezzo del Festival: Costruire 2.0 il titolo».
 

La notorietà è arrivata con la partecipazione nel 2016 ad «Amici», dove si è piazzato quarto e ha rubato il cuore alla sensualissima Elodie, seconda, che ha ritrovato in gara all'Ariston ma nella categoria dei Big. Una relazione andata in crisi all'uscita dal talent show di Maria De Filippi, ripresa ed arrivata sino ad oggi cercando di non finire di nuovo sotto l'attenzione dei mass media, almeno sino alla confessione («si, siamo fidanzati») dell'altra sera al Dopofestival di Nicola Savino.

«Ho iniziato a studiare a tre anni, poi c'è stato il San Pietro a Majella, poi il San Carlo... Il merito è di mio padre, fa il poliziotto, non c'entra nulla con la musica, ma mi cantava De Gregori, Tenco, Vecchioni e Dalla per ninna nanna e, avendo visto in me la predisposizione per il ritmo, ha deciso di farmi studiare propedeutica musicale, cosa che farebbe bene a tutti i bambini, li divertirebbe e li aprirebbe al mondo dei suoni». Il ragazzo fa concorsi di musica classica, ma a 12 anni, per caso, scrive un pezzo, e scopre che è un magnifico modo per sfogare il disagio «di un preadolescente basso, cicciotello, con i brufoli e la macchinetta. Facevo fatica a relazionarmi, le canzoni mi davano una mano nell'esprimermi».


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