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Per Timothée Chalamet al Lido libero dal muro anti-Covid sono tornati centinaia di saccopelisti del selfie, per la maggior parte ragazze agguerrite in attesa sotto il sole cocente, ma tra loro ci sono anche parecchi «fratelli maschi», come li chiama Cate Blanchett, giovanotti che vorrebbero essere cool come il divo più amato dagli under 30 e magari copiargli la pantagonna mimetica già sdoganata da Brad Pitt, il velo di lucidalabbra e gli occhi bistrati come neppure Damiano dei Maneskin. Lui, Chalamet, 27 anni, americano con cittadinanza francese, e quindi molto internazionale, molto charmant, molto sicuro di sé, prima della Mostra si è fatto fotografare allo stadio Olimpico con l'amico allenatore Mourinho, deliziando i tanti cinefili tifosi romanisti, è arrivato al Lido di notte in barca rappando a squarciagola e sul tappeto rosso ha fatto il suo dovere di superstar, inguainato in un completino rosso gender fluid, pantaloni e gilet indossato a pelle sulla schiena nuda che assieme all'abito verde e bianco della coprotagonista del film, Taylor Russell, forma un evidente omaggio ai colori della bandiera italiana.
Con lui il primo film italiano in concorso, «Bones and all» di Luca Guadagnino, è partito con il botto: sale strapiene e biglietti introvabili da giorni. La storia, un road movie estremo e potente attraverso l'America profonda degli anni Ottanta, racconta il viaggio di due ragazzi emarginati alla continua ricerca di identità e bellezza che cercano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di insidie e ostile alla loro natura. Una natura cannibale. Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) fuggono da un oscuro passato che li accomuna: da piccoli si sono mangiati le rispettive baby sitter (e lui, si scoprirà, anche il padre cattivo e ubriacone, in un curioso ribaltamento del mito di Crono divoratore dei propri figli).
L'amore ci salva e ci libera? «Il film racconta queste emozioni, quanto a me, provo amore per gli amici, per Luca che è quasi un secondo padre, ma se parliamo di cose più personali, rispondo che per l'amore sono ancora troppo giovane». Tornato sul set con Guadagnino dopo «Chiamami col tuo nome» che lo ha lanciato e gli è valso una candidatura all'Oscar, Chalamet è anche coproduttore di «Bones and all». L'amore, continua, «è la chiave per provare a cambiare il destino dei nostri protagonisti che nello specchio di un sentimento toccante trovano un modo per crescere». «Per me» aggiunge Guadagnino, «Maren e Lee sono due persone costrette a vivere al limite, volevo che la gente li amasse senza giudicarli». E cosa si aspetta, il regista? «Voglio abbandonarmi al piacere di lavorare con gli amici che sono la mia famiglia. È questa la mia ambizione cinematografica, il raggio di luce che cerco».
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