Filippo Magnini e il caso doping a Verissimo: «Finalmente sono libero, è come se fossi stato tre anni in galera»

Filippo Magnini a Verissimo: «Finalmente sono libero, è come se fossi stato tre anni in galera»
Filippo Magnini a Verissimo: «Finalmente sono libero, è come se fossi stato tre anni in galera». Ospite di Verissimo il campione olimpico di...

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Filippo Magnini a Verissimo: «Finalmente sono libero, è come se fossi stato tre anni in galera». Ospite di Verissimo il campione olimpico di nuoto è raggiante dopo essere stato assolto dalle accuse di doping. Sabato pomeriggio nel salotto di Silvia Toffanin, Filippo Magnini racconta il suo incubo. 




«Ho vinto finalmente una delle gare più importanti». Così Filippo Magnini, ospite sabato pomeriggio a Verissimo, esprime la sua felicità per la decisione del TAS (Corte di Arbitrato di Losanna) che l’ha assolto dalle accuse di doping: «Ci sono voluti tre anni, ma la mia fiducia nella giustizia, ordinaria e sportiva, c’è sempre stata. Fino all’ultimo credevo e speravo di vincere: la verità è venuta fuori e ora finalmente sono libero». 

A Silvia Toffanin, il nuotatore, visibilmente emozionato, ricorda questo percorso iniziato nel giugno del 2017: «Quella mattina è stato un brutto risveglio, non avrei mai pensato di vedere il mio nome associato al doping. Alcuni giornalisti mi hanno avvertito che sui giornali era uscita questa notizia: l’ho scoperto così e lì è iniziato il mio incubo.

Ognuno di noi deve combattere delle battaglie, ma quando combatti contro quella che tu vedi come un’ingiustizia è un dolore pazzesco. Vorresti urlare la verità mentre tutte le persone leggono sui giornali il contrario. La storia» prosegue Filippo «è finita bene, ma è stato un percorso delicato e doloroso per me e per le persone che mi sono state vicino. Questa vittoria mi ha liberato, è come se fossi stato tre anni in galera. La ferita rimane comunque, ci vorrà ancora un bel po’ di tempo per ricucirla». 

Il campione olimpico racconta, inoltre, di come siano andate le indagini: «Ho realizzato di essere dentro a un’indagine pazzesca, che forse riservano solo ai terroristi. Ma io, nella mia innocenza, ero contento di questa cosa, perché quando non hai fatto niente e vieni intercettato, pedinato e ti mettono le cimici in macchina, a quel punto la verità deve venir fuori. Più informazioni c’erano su di me, più ero contento. E alla fine ho avuto ragione. Sono convinto che il 99% degli atleti non ce l’avrebbe fatta a difendersi». 


Infine, una rivelazione sul futuro e su un possibile ripensamento dopo il suo ritiro dalle vasche: «Allenatore ancora non mi vedo, però penso di essere ancora un atleta. Vedremo se tornerò a nuotare, chissà…» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino