70 inediti dal 1970. Che poi, per Frank Vincent Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993) era l’anno di «Chunga’s revenge»,...
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Ma a Frank, l’alchimista deraglliante, il fans di Varese che suonava doo-woop, il jazzista elettrico, l’apristrada che nessuno ha saputo seguire, il fustigatore dell’America bigotta, il priapista che conosceva l’arma dello sberleffo, quella formazione del 1970, meno numerosa e più compatta della precedente, piaceva davvero, la trovava speciale, ed a risentirla si capisce immediatamente perché. Mentre le chitarre di Zappa si imbizzarriscono in assoli magistrali e imprevedibili (si prenda quello di «Wonderful wino» così diverso da quello poi eternato su «Zoot allures»), in queste quattro ore di musica si alternano le sedute di registrazione di «Chunga’s revenge» (c’è «Sharleena») del 21 e 22 giugno ai Trident Studios di Londra, produttore Roy Thomas Baker (poi con Queen, i Cars e Alice Cooper) e testimonianze live in Usa, Canada ed Europa.
Tra gli inediti assoluti ci sono «Red tubular lighter» (in versione studio e live), «Giraffe» ed una versione alternativa di «Envelopes». Non mancano i brani catturati da Frank con il suo registratore portatile Uher, le chiacchiere in sala o sul palco, le improvvisazioni in camerino, testimonianze già conosciute solo per i cacciatori di bootleg. Tutto trovato nella «vault», il mitico archivio zappiano, tutto supervisionato dallo Zappa Family Trust, prodotto da Ahmet Zappa e dal Zappa «vaultmeister», Joe Travers. Tutto prezioso per i fans più accaniti, per i collezionisti sparsi in tutto il mondo.
70 inediti del 1970, registrati nel breve lasso di vita, 7 mesi, quasi a dare un senso numerologico alla storia di una superband. Una parentesi breve nella carriera di un uomo la cui discografia, in larga parte postuma ormai, supera i cento titoli. Un artista il cui nome è stato dato a due asteroidi, un pesce, una medusa, un ragno, un gene, una strada di Agropoli. C’erano lui e le sue Madri - line up successiva - nel ‘71 al casinò di Montreux quella notte dell’incendio raccontato dai Deep Purple di «Smoke on the water», il testo lo ricorda, ma questa è un’altra pagina da raccontare, un’altra volta, magari: «Arrivammo tutti assieme a Montreux/ sul lago di Ginevra a incidere dischi/ con uno studio mobile/ Avevamo poco tempo/ Frank Zappa & the Mothers/ avevano preso il locale migliore/ ma qualche stupido con una pistola lanciarazzi/ ridusse quel posto in cenere./ Fumo sull’acqua, fuoco nel cielo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino