Frank Zappa e le Mothers of Invention: il tesoro rock ritrovato

Frank Zappa 1970
Frank Zappa 1970
di Federico Vacalebre
Venerdì 22 Maggio 2020, 09:49 - Ultimo agg. 09:57
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70 inediti dal 1970. Che poi, per Frank Vincent Zappa (Baltimora, 21 dicembre 1940 – Los Angeles, 4 dicembre 1993) era l’anno di «Chunga’s revenge», il suo terzo lp solista, e di due album con le Mothers of Invention, «Burnt weeny sandwich» e «Weasels ripped my flesh», antologie di inediti e live che chiudevano la prima stagione del gruppo. Una messe abbondante, come sempre nel caso del genio di Baltimora, ma anche di livello altalenante, anche se, ancor più riascoltati oggi, sempre di straordinaria densità sonica. Lester Bangs stroncò il primo, per non parlare degli altri due, su «Rolling Stone», ora lacerti di quella stagione ci fanno spellare le mani nell’ascolto in anteprima di «The Mothers 1970», quadruplo cd, con 70 inediti appunto, di quella straordinaria annata, in uscita il 20 giugno. La seconda line up delle Madri dell’Invenzione durò appena 7 mesi. Un manipolo di virtuosi giocosi, di iconoclasti del suono, di giovani ribelli senza causa né pausa: Aynsley Dunbar (batteria, già con John Mayall), George Duke (tastiere, pianoforte e trombone. già con Miles Davis, poi con Chick Corea), Ian Underwood (tastiere, organo e chitarra, unico superstite del gruppo originale), Jeff Simmons (basso) più le voci di Flo & Eddie, che poi erano Howard Kaylan e Mark Volman dei Turtles, ma dovevano usare lo pseudonimo per problemi contrattuali. Il supergruppo si sciolse all’inizio del ‘71, durante le riprese di «200 motels». Frank era stato chiamato nel gruppo per rimpiazzare un chitarrista (Roy Hunt) e ne era diventato subito ed inevitabilmente il leader, con le MoI aveva già inciso dischi storici come «Freak out!» (‘66), «Absolutely free» (‘67), «We’re only in it for the money» (‘67), il divertissement di «Cruising with Ruben & the Jets» (‘68) e «Uncle meat» (‘69), e, rinnovate le fila, avrebbe poi registrato alcuni live, «Over-nite sensation» (‘73) e «One size fits all», prima di rinunciare all’uso del nome, riciclato a turno da uno degli (ex componenti) per andarsene in tour come The Grandmothers o The Grande Mothers Re:Invented.

Ma a Frank, l’alchimista deraglliante, il fans di Varese che suonava doo-woop, il jazzista elettrico, l’apristrada che nessuno ha saputo seguire, il fustigatore dell’America bigotta, il priapista che conosceva l’arma dello sberleffo, quella formazione del 1970, meno numerosa e più compatta della precedente, piaceva davvero, la trovava speciale, ed a risentirla si capisce immediatamente perché. Mentre le chitarre di Zappa si imbizzarriscono in assoli magistrali e imprevedibili (si prenda quello di «Wonderful wino» così diverso da quello poi eternato su «Zoot allures»), in queste quattro ore di musica si alternano le sedute di registrazione di «Chunga’s revenge» (c’è «Sharleena») del 21 e 22 giugno ai Trident Studios di Londra, produttore Roy Thomas Baker (poi con Queen, i Cars e Alice Cooper) e testimonianze live in Usa, Canada ed Europa.

Tra gli inediti assoluti ci sono «Red tubular lighter» (in versione studio e live), «Giraffe» ed una versione alternativa di «Envelopes». Non mancano i brani catturati da Frank con il suo registratore portatile Uher, le chiacchiere in sala o sul palco, le improvvisazioni in camerino, testimonianze già conosciute solo per i cacciatori di bootleg. Tutto trovato nella «vault», il mitico archivio zappiano, tutto supervisionato dallo Zappa Family Trust, prodotto da Ahmet Zappa e dal Zappa «vaultmeister», Joe Travers. Tutto prezioso per i fans più accaniti, per i collezionisti sparsi in tutto il mondo.

70 inediti del 1970, registrati nel breve lasso di vita, 7 mesi, quasi a dare un senso numerologico alla storia di una superband.

Una parentesi breve nella carriera di un uomo la cui discografia, in larga parte postuma ormai, supera i cento titoli. Un artista il cui nome è stato dato a due asteroidi, un pesce, una medusa, un ragno, un gene, una strada di Agropoli. C’erano lui e le sue Madri - line up successiva - nel ‘71 al casinò di Montreux quella notte dell’incendio raccontato dai Deep Purple di «Smoke on the water», il testo lo ricorda, ma questa è un’altra pagina da raccontare, un’altra volta, magari: «Arrivammo tutti assieme a Montreux/ sul lago di Ginevra a incidere dischi/ con uno studio mobile/ Avevamo poco tempo/ Frank Zappa & the Mothers/ avevano preso il locale migliore/ ma qualche stupido con una pistola lanciarazzi/ ridusse quel posto in cenere./ Fumo sull’acqua, fuoco nel cielo».

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