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La cosa più punk che abbia mai fatto? «Sputare sulle dita della mano e poi passarle sulle corde della chitarra, davanti al pubblico», dice Gianluca Grignani. Di sicuro nella carriera di una rockstar come lui, che ha alternato grandi successi (soprattutto agli esordi: Destinazione paradiso del '95 arrivò a vendere due milioni di copie), guai giudiziari e apparizioni pubbliche da dimenticare, c'è sicuramente di peggio: quello che ha da raccontare sul suo passato, il 50enne cantautore milanese lo farà nel libro che sta scrivendo, anticipato dal coraggioso monologo con il quale ad aprile a Le Iene ha parlato della sua lotta contro le dipendenze. Intanto c'è un nuovo singolo, A Long Goodbye, e un tour estivo che vede Grignani tornare a incontrare il pubblico dopo anni turbolenti (stasera suonerà al Rock in Roma): «L'altra sera a Iglesias sono stato più tra la gente che sul palco», dice.
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È quello che ha fatto anche a Sanremo, con Irama.
«Avevo bisogno di un bagno di folla per riaprire una porta con il pubblico. Ho guardato Irama e mi sono fiondato, senza pensarci due volte».
Le critiche legate al suo aspetto fisico l'hanno ferita?
«No, ci sono abituato. Ho letto tutto una settimana dopo. Hanno detto che ero gonfio: vero, avevo preso il cortisone per un abbassamento della voce. Alla fine si è parlato solo di me: è come se il Festival lo avessi vinto io. Per me non esistono regole quando si sale sul palco».
Sui social è tornato a circolare il video di una disastrosa esibizione alla finale del Festivalbar '95 con Falco a metà: litigò con il pubblico, sbraitò contro il cameraman, si voltò e se ne andò. Ricorda cosa accadde?
«Arrivai sul palco già nervoso.
Perché se la prese con il pubblico?
«Uno mi tirò una biglia: mi prese sotto l'occhio. Lo puntai. Volevo scendere e prenderlo a pizze, la sicurezza mi fermò».
Cosa prevedeva l'esibizione?
«Lo scoprirà a settembre: Amadeus, che conduceva quell'edizione del Festivalbar, mi ha dato la possibilità di ricrearla a Verona per Arena 60 70 80 90».
L'ha invitata anche al prossimo Sanremo?
«Non ancora. Se mi chiedesse di farlo da ospite, ci andrei. In gara no».
I tre dischi che aveva annunciato un anno fa che fine hanno fatto?
«Il primo arriverà a fine settembre: si intitola Verde smeraldo Cosa ne sai di me. Prima di far uscire gli altri due il 15 ottobre festeggerò i 25 anni de La fabbrica di plastica al Forum di Assago».
Fu il disco che segnò il suo passaggio da teen idol a rockstar.
«Non lo comprò nessuno: i pochi che ne hanno una copia l'hanno capito più di me».
Vasco l'ha omaggiata durante i suoi concerti citando L'aiuola su Ti taglio la gola: ha apprezzato?
«Certo. Siamo simili: c'è una base di ribellione comune. E poi ci piace ad entrambi godere tantissimo».
Si ha l'impressione che a lui e solo a lui sia tutto concesso, nell'era del politically correct. Altri sarebbero messi alla gogna, a cantare ti taglio la gola. Perché?
«Ha un bonus. E poi è furbo: cita l'aiuola nella sua canzone proprio per eludere le polemiche. Ha usato me per non essere messo alla gogna. Chi lo conosce bene dice che è un serpente ammaliatore».
I Maneskin?
«Vediamo cosa faranno. Io onestamente non li ho ancora compresi, musicalmente parlando: conosco due o tre canzoni, troppo poco per giudicare».
Chi è Grignani a 50 anni?
«Sono come il vino: più passa il tempo e più migliora». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino