L'idea era già venuta, per restare in Italia, al Biagio Antonacci di «Convivendo», album pubblicato in due puntate, tra il 2004 e il 2005. Due minicd poi...
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Musicalmente, con l'aiuto compositivo del suo produttore Diego Calvetti e quello testuale del vecchio amico Bruno Lanza, insieme ad un gruppo di giovani autori, Gigi tenta di aggiornare il pop melodico a cui ha sempre dedicato la sua splendida ugola. «Il singolo che dà il nome al disco riprende Escreve ai di Luan Santana, vero successo in Brasile», spiega lui che crede molto anche negli altri pezzi sfornati: «Buongiorno amore», «Quale domani», «Solo tu», «Fuori dal mondo» e «Mai volersi bene». Il tentativo è di sintonizzare il sound, se non le tematiche, alla nouvelle vague del pop italico, di non sentirsi superati dai giovanotti del momento, ma anche di non rompere con il proprio zoccolo duro di fans, legati all'afflato melodico della canzone, allo sfoggio vocale, alle tematiche da trottolino amoroso.
«Ho sempre cantato l'amore e continuo a farlo, ma magari in modo più adulto e, spero, maturo», racconta Finizio, «e cercando anche un altro modo di raccontarlo, senza lasciarmi andare alle tempeste emotive, all'eccesso di drammatizzazione, in cui noi napoletani siamo maestri. Mi concedo amori felici, canzoni più allegre, pensando alla voglia di portarle il prima possibile su un palcoscenico: sono nate per questo, i quattro anni dal disco precedente sono il tempo necessario per ricaricarsi, trovare la scrittura giusta per l'operazione giusta».
Un'operazione che guarda alla necessità di un disco di prolungare la sua vita social: «Il rischio di un album oggi è di consumare il suo cammino in poche settimane, bruciando tutte le sue chance nel richiamo di un paio di singoli. Io, invece, ho messo giù sei pezzi in cui credo, li faccio uscire e girare, accompagnati dai videoclip d'obbligo, e intanto lavoro su altre tracce, che arriveranno più fresche, a rinverdire l'intera operazione, a prolungare la vita di un disco, che merita almeno un anno di esposizione, per essere ascoltato, compreso, amato».
Impegnato in un tour campano di firmacopie, il cantante spiega, però, la necessità di rinnovarsi anche come un'esigenza più intima: «Non voglio morire rifacendo sempre le stesse cose, voglio mettere a confronto la mia ugola anche con altre emozioni, altre esigenze. E non mi piace sentirmi vecchio: se cambiano i modi di creare la musica, non è uno scandalo che cambino anche i modi di fruirla, di proporla. Tanto, quel che conta, sono le emozioni: quelle non cambiano, o ci sono o non ci sono». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino