Rino Gaetano, che non ha compiuto settant'anni oggi

Oggi con gli scarti di Rino Gaetano ci farebbero milioni di visualizzazioni. Ma le vittorie postume, si sa, non danno soddisfazione. E, soprattutto, non possono darne a chi non...

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Oggi con gli scarti di Rino Gaetano ci farebbero milioni di visualizzazioni. Ma le vittorie postume, si sa, non danno soddisfazione. E, soprattutto, non possono darne a chi non c'è più, come il cantautore col cilindro venuto da Crotone, che oggi avrebbe compiuto 70 anni, che oggi non ha compiuto 70 anni, morto il 2 giugno 1981, a soli 30 anni, per un incidente stradale, ma anche per l'impossibilità di trovare in tempo l'ospedale dove ricoverarlo. Una fine che lui aveva profeticamente previsto dieci anni prima, in un brano rimasto inedito, «La ballata di Renzo»: «La strada era buia, s'andò al San Camillo/ e lì non l'accettarono forse per l'orario/ si pregò tutti i santi ma s'andò al San Giovanni/ e lì non lo vollero per lo sciopero». Il San Camillo e il San Giovanni, come il policlinico, anche citato nel pezzo, furono tre degli ospedali che rifiutarono Rino in quella tragica notte.

Ma se le sue canzoni - «Mio fratello è figlio unico», «Aida», «Nuntereggae più», «Berta filava», «Il cielo è sempre più blu», «Gianna», «Escluso il cane», «E cantava le canzoni» - sono rimaste tra di noi non lo si deve certo soltanto alla leggenda del cantaeroe morto giovane. Se i suoi ritornelli sono diventati modi di dire e titoli di film, se tutti ci siamo sentiti figli unici e tutti abbiamo sognato - qualcuno lo fa ancora - che il cielo fosse sempre più blu almeno in un esorcismo, è perché Rino (che però si chiamava Antonio Salvatore) arrivò a scompaginare le acque della gloriosa, ma omologata, canzone d'autore italiana. Al Folkstudio, il mitico club romano dove passò persino Dylan (saranno stati in cento quella sera, nei ricordi i reduci sono diventati migliaia), fu subito chiaro che era un alieno, beffardo, satirico, poco adatto a far parte dei «colleghi cantautori eletta schiera che si vende alla sera per un po' di milioni» (per dirla con Guccini). Atipico, in tutto, Gaetano conquistò il successo nel 1975, con un 45 giri, «Mio fratello è figlio unico», che sembrava talmente un flusso di coscienza da essere diviso in due parti, sulle due facciate del disco. Atipici erano i suoi testi, eredi del latino «ridendo castigat mores», ma adagiati su musichette filastroccose e orecchiabili, cosa ben poco politicamente corretta, scomoda per gli anni degli slogan a pugno chiuso. Lui di slogan non ne aveva, era surreale come Jannacci, ma sudista non milanese, il suo riso amaro sapeva di Magna Grecia. Oggi che le filastrocche, e non solo per i rapper, sono d'obbligo, la sua lezione brilla persino più di ieri, con tanti, da Silvestri a Caparezza a Cristicchi a Gabbani, ad averne fatto buon uso. Censuratissimo, andò a Sanremo a cantare i piaceri del sesso («Gianna») e funzionò persino (si piazzò terzo, dietro «E dirsi ciao» dei Matia Bazar e «Un'emozione da poco» di Anna Oxa), così strano come personaggio, così contagioso con i suoi motivetti, con i suoi giochi di parole che volevano dire una cosa al primo ascolto, un'altra al secondo, un'altra ancora al terzo, o forse erano davvero dei non sense. 

In «Nuntereggae più» fece i nomi e i cognomi, quasi andando oltre il Pasolini che sapeva ma non poteva fare quei nomi e cognomi, ma scanditi su un giamaicano ritmo in levare, un reggae, a completare il ludico uso delle parole, a nascondere il serio dietro il faceto, per sperare che i signori censori non si accorgessero di lui, ma anche che così fosse più facile far arrivare il messaggio. In «Aida» condensò la storia d'Italia in una marcia trionfale da teatro dell'assurdo, s'impossessò del «Novecento» di Bertolucci, ma pensando al Marley di «No woman no cry» nell'uso dei cori femminili.

Le sue canzoni, tornano, in qualche modo, oggi che Rino Gaetano non compie 70 anni, per sempre giovane, i cantaeroi son sempre giovani e belli, si sai, anche se lui così adone non era e un po' se ne doleva, ma con le donne un figurone sempre faceva. Per la prima volta, infatti, arriva sulle piattaforme digitali il Q Disc inciso con Riccardo Cocciante e i New Perigeo al termine di un tour a tre, e il suo intero catalogo diventa disponibile su Amazon Music: «Ingresso libero» (1974), «Mio fratello è figlio unico» (76), Aida (77), «Nuntereggae più» (78), «Resta vile maschio, dove vai» (79) e l'ultimo «E io ci sto» (80), oltre al suddetto «Q concert», uscito postumo (81).

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Il Mattino