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Un attore famoso viene tenuto in ostaggio in un cinema abbandonato. Cosa occorre perché venga liberato? Una montagna di soldi, peccato che nessuno voglia spenderli per salvarlo. «Chi ha rapito Jerry Calà?» è il nuovo film diretto e interpretato da Jerry Calà, prodotto dai napoletani Gianluca Varriale e Alessandro Riccardi della Vargo Film e ambientato tra Napoli, Monte di Procida, Ischia e San Giovanni del Sannio in Molise, con un cast tecnico prettamente napoletano. Le riprese del film sono ancora in corso nel molisano.
Ha deciso di farsi incastrare, Calà?
«A incastrarmi sono stati i produttori che mi hanno proposto di realizzare questo film, e a cui io non ho saputo dire di no. Mi hanno convinto immediatamente per l'originalità dell'idea. Il film racconta la storia di tre uomini che si trovano in una condizione economica precaria. Così uno di loro ha la brillante idea di organizzare il mio rapimento, approfittando di una serata in programma in un noto locale di Napoli. I tre organizzano un sequestro lampo convinti che certi miei amici danarosi siano tanto affezionati a me da non esitare a pagare un cospicuo riscatto per liberarmi. Ma... gli amici facoltosi, per vari motivi, non saranno così propensi a pagare per la mia libertà».
Parliamo del cast.
«Mi sembra di avere riunito tantissimi bravi attori napoletani, partendo dai tre protagonisti, Sergio Assisi, Antonio Fiorillo e l'italocinese Shi Yang Shi, che compongono un trio bizzarro: Assisi è l'uomo prestante, Fiorillo è quello alto dalla napoletanità verace e Shi il cinese dall'inaspettato accento mediterraneo.
Non c'è solo Napoli nel film, però, si dà anche grande spazio ai Campi Flegrei.
«Abbiamo girato a Monte di Procida tra il paese e la spiaggia dell'Acquamorta e il set principale è il cinema Sofia di Pozzuoli, che si trova in una posizione meravigliosa sul mare ed è il luogo in cui mi nascondono i rapitori. È ironico che scelgano per me un cinema abbandonato, infatti è proprio uno dei tanti messaggi nascosti del film. Abbiamo girato anche a Ischia, dove ho tenuto molto ad ambientare alcune scene per portare l'attenzione sull'isola verde dopo la tragedia di cui è stata protagonista recentemente. Allo stesso modo, ho tenuto molto che andassimo in Molise, perché tutti dicono che non esiste e io volevo dimostrare che invece c'è».
Qual è il suo legame con Napoli?
«La mia carriera con i Gatti di Vicolo Miracoli è cominciata nei primi anni '70 proprio a Napoli, al teatro Cilea, dove abbiamo riscosso un grandissimo successo: in una settimana di repliche abbiamo fatto sold-out ogni sera. All'epoca eravamo ancora ventenni sconosciuti e la vostra è stata la prima città che ci ha accolto e ha capito la nostra comicità, per il tempo era molto innovativa. I napoletani teatralmente non hanno da imparare niente da nessuno, al contrario hanno da insegnare a tutti e questo l'ho verificato personalmente durante i provini per il film, ogni attore era valido. Se avessi avuto cento parti, li avrei presi tutti. Anche la troupe napoletana è estremamente professionale. Ho pensato tante volte di trasferirmi a Napoli ed ancora non mi sento di escluderlo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino