Un attore famoso viene tenuto in ostaggio in un cinema abbandonato. Cosa occorre perché venga liberato? Una montagna di soldi, peccato che nessuno voglia spenderli per salvarlo. «Chi ha rapito Jerry Calà?» è il nuovo film diretto e interpretato da Jerry Calà, prodotto dai napoletani Gianluca Varriale e Alessandro Riccardi della Vargo Film e ambientato tra Napoli, Monte di Procida, Ischia e San Giovanni del Sannio in Molise, con un cast tecnico prettamente napoletano. Le riprese del film sono ancora in corso nel molisano.
Ha deciso di farsi incastrare, Calà?
«A incastrarmi sono stati i produttori che mi hanno proposto di realizzare questo film, e a cui io non ho saputo dire di no.
Parliamo del cast.
«Mi sembra di avere riunito tantissimi bravi attori napoletani, partendo dai tre protagonisti, Sergio Assisi, Antonio Fiorillo e l'italocinese Shi Yang Shi, che compongono un trio bizzarro: Assisi è l'uomo prestante, Fiorillo è quello alto dalla napoletanità verace e Shi il cinese dall'inaspettato accento mediterraneo. Poi ci sono Nando Paone e Maurizio Casagrande, Pasquale Palma, c'è la grande partecipazione di Gianfranco Gallo e poi i miei amici che saranno coinvolti dai rapinatori per il riscatto: Mara Venier, Umberto Smaila, Andrea Roncato e Massimo Boldi che è l'unico che forse sarebbe disposto a pagare per la mia libertà. Anche le attrici non sono da meno, Barbara Foria, che interpreta la sorella di Sergio Assisi, e la sorrentina Francesca Tizzano, adesso su Prime Video con il film "Lamborghini The man behind the legend" di Bobby Moresco. Mi aspetto tantissimo da questo lavoro, non ho mai avuto prima la fortuna di dirigere così tanti attori straordinari insieme come in questo progetto napoletano, sono felice».
Non c'è solo Napoli nel film, però, si dà anche grande spazio ai Campi Flegrei.
«Abbiamo girato a Monte di Procida tra il paese e la spiaggia dell'Acquamorta e il set principale è il cinema Sofia di Pozzuoli, che si trova in una posizione meravigliosa sul mare ed è il luogo in cui mi nascondono i rapitori. È ironico che scelgano per me un cinema abbandonato, infatti è proprio uno dei tanti messaggi nascosti del film. Abbiamo girato anche a Ischia, dove ho tenuto molto ad ambientare alcune scene per portare l'attenzione sull'isola verde dopo la tragedia di cui è stata protagonista recentemente. Allo stesso modo, ho tenuto molto che andassimo in Molise, perché tutti dicono che non esiste e io volevo dimostrare che invece c'è».
Qual è il suo legame con Napoli?
«La mia carriera con i Gatti di Vicolo Miracoli è cominciata nei primi anni '70 proprio a Napoli, al teatro Cilea, dove abbiamo riscosso un grandissimo successo: in una settimana di repliche abbiamo fatto sold-out ogni sera. All'epoca eravamo ancora ventenni sconosciuti e la vostra è stata la prima città che ci ha accolto e ha capito la nostra comicità, per il tempo era molto innovativa. I napoletani teatralmente non hanno da imparare niente da nessuno, al contrario hanno da insegnare a tutti e questo l'ho verificato personalmente durante i provini per il film, ogni attore era valido. Se avessi avuto cento parti, li avrei presi tutti. Anche la troupe napoletana è estremamente professionale. Ho pensato tante volte di trasferirmi a Napoli ed ancora non mi sento di escluderlo».