Joe Barbieri, Vulìo «Il nuovo disco ispirato a Murolo» del cantautore napoletano

Il disco contiene sedici brani tratti dal vasto repertorio napoletano, da «Era de maggio» a «Nun te scurda’» fino a «Lazzarella»

Joe Barbieri
Si è fatto un gran parlare quest’anno di musica napoletana, fra la partecipazione di Geolier a Sanremo e il successo di Mare Fuori. Ma chiunque mastichi un po’...

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Si è fatto un gran parlare quest’anno di musica napoletana, fra la partecipazione di Geolier a Sanremo e il successo di Mare Fuori. Ma chiunque mastichi un po’ le sette note sa che la tradizione napoletana è tra le più importanti della nostra storia, alla base degli archetipi fondanti della canzone italiana stessa.

Lo sa bene Joe Barbieri, cantautore figlio di Napoli con trent’anni di carriera e successi alle spalle, che ha deciso che fosse giunto il tempo di dedicare un disco intero alla tradizione della canzone napoletana, alla sua storia e ai suoi capolavori: 'Vulìo', in uscita su tutte le piattaforme dal 19 aprile.

«Fare questo disco è stata un’esigenza. Il titolo significa desiderio, come quello che ho sempre custodito: registrare un album del genere. È un modo per dire grazie per tutto quello che la musica napoletana è sempre stata per me e un gesto d’amore e gratitudine, come una carezza sul viso di una persona cara che conosci da sempre» dice Barbieri. Il disco contiene sedici brani tratti dal vasto repertorio napoletano – da «Era de maggio» a «Nun te scurda’» fino a «Lazzarella»– registrati in presa diretta, riletti e interpretati per mezzo di arrangiamenti dosati.

Barbieri è accompagnato dalla chitarra manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista. «Si tratta di un disco intimista, che si rifà più alla lezione di Roberto Murolo che a quella di altri interpreti importanti. Sono canzoni talmente meravigliose che quanto più le spogli, tanto più rivelano il loro contenuto più scintillante. A Napoli esiste da sempre la tradizione della posteggia e dei posteggiatori, ovvero quei chitarristi che si muovono tra i tavoli dei ristoranti suonando la canzone classica in cambio di una mancia. Noi ci sentiamo un po’ tre posteggiatori, fieramente eredi di questa attitudine» confida.

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Il Mattino