Un incontro breve di pochi minuti tra il rapper costiero Nasta – al secolo Marco Anastasio di Meta, studente in Agraria a Portici – ed il trainer azzurro Maurizio...
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Che opinione hai ricavato di Sarri?
«E’ esattamente come lo si vive in tv: spontaneo con tutti. Io l’ho ringraziato a nome di tutti i tifosi partenopei per quello che sta facendo per la nostra squadra. Io credo nello scudetto».
Ma chi è Nasta veramente?
«Ho sempre fatto rap iniziando con contest di freestyle. Poi grazie ad un ragazzo che ho conosciuto, Diamond Louis, - che è il mio produttore che abita a Termini di Massalubrense – , ho avuto la possibilità di registrare i miei primi pezzi».
I tuoi riferimenti?
«Ultimamente ho avuto molti stimoli: Dutch Nazari, Mattak, ma musicalmente mi piace il rock psichedelico ed il cantatourato in generale». Nel privato Nasta è un ragazzo con la testa sulle spalle che studia con profitto ad Agraria a Pozzuoli e che ha fatto un ottimo Erasmus alle Azzorre. Ama leggere: il titolo che preferisce è “Opinioni di un clown” di Heinrich Bőll. «Come rapper mi piace punzecchiare ed essere controverso: ho fatto un pezzo che si chiama “Fuoco” dove impersono un piromane che si giustifica per la sua attività. Rappresento un personaggio e faccio parlare del tema per arrivare a qualcosa di positivo. Mi diverto a suonare la chitarra componendo anche canzoni leggere di cantautorato».
In definitiva cos’è il rap?
«Alla fine credo che il rap sia uno strumento espressivo come un altro che ti obbliga ad una metrica e ti dà molte sillabe a disposizione. C’è più spazio per le parole rispetto ad una canzone tradizionale.Mi piace l’opera della composizione: scrivo anche poesie…». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino