La Maschera torna con un nuovo video: «L’amore è un atto rivoluzionario»

La Maschera nel video di 'A cosa justa
A due anni dall’uscita di “Parco Sofia”, avevano voglia di mettere in circolo un po’ di musica nuova in attesa del terzo album, la cui pubblicazione non...

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A due anni dall’uscita di “Parco Sofia”, avevano voglia di mettere in circolo un po’ di musica nuova in attesa del terzo album, la cui pubblicazione non è imminente. E allora da un paio di settimane si sente in giro “’A cosa justa”, il nuovo singolo de La Maschera, di cui oggi esce il videoclip. Un ritorno struggente e malinconico quello della band napoletana capitanata da Roberto Colella, che in questo brano, scritto con il poeta e amico Alessio Sollo, autore del testo, racconta di una storia d’amore senza futuro che uno dei due innamorati ha avuto il coraggio di troncare: «Prima del coraggio bisogna trovare la consapevolezza di poter stare “meglio” o quanto meno diversamente – spiega il frontman del gruppo –. L’amore è forse l’argomento di cui si abusa di più, eppure riesce continuamente a essere esperienza rivoluzionaria e profondissima. Così come rivoluzionario può essere anche la fine di un amore».
 

Invece è un amore che ritorna, ma che in realtà non era finito, quello con Riccardo Ciccareli, che dirige e interpreta anche questo videoclip dopo essere stato l’attore e il regista di “Pullecenella”, che segnò l’esordio dei cinque musicisti. Era il 2013 e da allora La Maschera ha portato la sua musica nei quattro angoli del mondo: «La musica d’autore made in Naples è molto rispettata fuori dai confini nazionali, più di quanto l’italiano possa immaginare – sostiene Colella, ricordando alcune tappe del tour mondiale realizzato dalla band –. Napoli ci ha portato fortuna a Parigi, in Portogallo, in Canada e in Korea». Eppure spesso della musica napoletana si ha una visione riduttiva, identificandola nel genere neomelodico: «Ma io non colpevolizzo, né disprezzo quel genere – precisa –. In molti casi quei cantanti rappresentano categorie di persone a cui noi non siamo in grado di arrivare al momento. Il problema sorge quando il resto d’Italia fa sì che Napoli sia soltanto questo e Gomorra».
 
Ma la città, di cui Roberto Colella racconta favole e disgrazie, in questi sette anni sembra non abbia fatto molti passi in avanti: «Ho paura che in certi casi non sia cambiata e nun me fà poi tanto piacere – ammette –. È triste, per esempio, ogni estate riscoprire attuale “Gente ‘e nisciuno” (brano contenuto nel primo album, “’O vico ‘e l’alleria”, ndr). C’è un’amarezza e una rabbia indescrivibile nel vedere la nostra terra bruciare, ma poi, purtroppo, mi sembra che già andando al centro storico di Napoli (dove i roghi non si vedono a occhio nudo) il problema non sussista». Poi l’analisi si fa ancora più amara: «La amo, forse l’amerò sempre, ma Napoli si vuole consolare con i turisti e distrarre c’ ‘o pallone. Fin quando è così, la situazione sarà sempre molto delicata. Fortunatamente, l’altra parte del popolo ha fame di rinascita e fuoco dentro, voglia di rendere migliore il mondo, voglia di lottare contro quello stereotipo che ci schiaccia da tanto. Tutte cose che mi fanno sperare in qualcosa di più. Dammece ‘na mano».
 
Dunque, Napoli e la sua musica spesso vengono banalizzate, ridotte a cliché, ma non è solo questo equivoco a impedire al nuovo napolitan power di ottenere visibilità anche dentro i confini nazionali: «I grandi network non trasmettono certa musica perché i loro programmi propongono, in larga maggioranza, tutto ciò che è in grado di distrarre un popolo stanco, di rendere meno abile il pensiero e più acceso il dibattito – afferma il musicista –. Ecco perché il politico barbuto e disumano vanta molte più presenze in tv che in Parlamento (il riferimento a Matteo Salvini non è casuale, ndr), ecco perché si preferisce che la musica venga percepita come una gara con muscoli da giudicare. Insomma, paese d’arte che si trasforma in paese di grandi imitatori».
 
Ma a Colella e soci (Vincenzo Capasso – tromba, Antonio Gomez – basso, Marco Salvatore – batteria, Alessandro Morlando – chitarra elettrica) non interessa entrare nel grande gioco mainstream, lanciando il tormentone del momento che tra qualche mese nessuno ricorderà. E anche i loro dischi non vengono sfornati secondo una cadenza prestabilita: «L’album nuovo uscirà quando sarà pronto e quando lo sentirò giusto per me. Ci saranno storie di vita, d’amore e di grandi miracoli sociali. Al momento ne sono molto soddisfatto, ma aspetto ancora un paio di pezzi e poi ci sono». Di certo c’è che sarà un disco non distante dai canoni musicali tipici de La Maschera, come anticipa il singolo: «Il nostro stile principalmente rimane quello, nel racconto e nel suonato. Invece, l’arrangiamento viene influenzato da quello che ci piace di più. Oggi è questo, domani potrebbe essere altro, ben venga».
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E in attesa dell’uscita del nuovo lavoro, che comunque l’etichetta discografica Full Heads annuncia nell’autunno 2020, si può ascoltare “’A cosa justa” insieme ai vecchi brani nei live che il gruppo continua a tenere in giro. E il 19 dicembre c’è il ritorno a casa con l’appuntamento fissato a La casa della musica: «In quell’occasione avremo come ospite Vitorino Salomé, uno dei più importanti cantanti portoghesi. Ho scoperto la sua musica grazie a Daniele Sepe e ne sono diventato fan immediatamente. “Se mai fossi” (“se tu es o meu amor”, uscita a inizio novembre) mi ha dato la possibilità di entrare in contatto con l’autore e il fatto che abbia accettato di collaborare con me mi emoziona non poco. E poi l’anno nuovo uscirà qualcosa insieme e molto probabilmente ci saranno concerti con lui in Portogallo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino