«La musica è assoluta»: Angelo Branduardi incanta Torre del Greco

«La musica è assoluta»: Angelo Branduardi incanta Torre del Greco
TORRE DEL GRECO. «Le radici profonde non gelano», così, citando Tolkien, Angelo Branduardi ha dato il la al suo estatico concerto di musica antica nella...

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TORRE DEL GRECO. «Le radici profonde non gelano», così, citando Tolkien, Angelo Branduardi ha dato il la al suo estatico concerto di musica antica nella Basilica Pontificia di Santa Croce,  ieri sera in coppia con il polistrumentista Fabio Valdemarin. In una chiesa gremita, con fans provenienti da tutta la regione, il «trovatore» con una tappa del suo tour internazionale «Camminando Camminando 2018» ha chiuso i festeggiamenti per la santificazione del Beato Vincenzo Romano nella città corallina. Il percorso artistico-culturale denominato «Devozioni» e cofinanziato da Regione e Comune, promosso, ideato e diretto da un instancabile Gigi Di Luca. Presenti al concerto la consigliera regionale Loredana Raia, rappresentanti del Comune e delle istituzioni.

 
Un concerto acustico, un ritorno all’essenziale in linea con la convinzione dell’artista poliedrico e ricercatore mai domo che «meno c’è, più c’è»  e che togliere non significa impoverire, bensì tornare all’essenza. «Un concerto difficile da suonare- ha detto Branduardi dall’altare della Basilica- ed anche da ascoltare. Ma se chiudete gli occhi sentirete questa chiesa sollevarsi un metro da terra». E così è stato. Il passaggio virtuoso e magico dei due artisti da uno strumento all’altro, l’immancabile violino, le chitarre, la tastiera e la voce “aulica” di Branduardi ad “evocare” storie drammatiche, popolari, religiose o leggendarie, ballate e madrigali di epoche lontane.

Dal Medioevo al Barocco, dal Rinascimento al Romanticismo. Un viaggio dell’anima, una «atmosfera esoterica» come aveva anticipato al Mattino l’artista lombardo qualche giorno fa. E, sebbene, qualcuno si aspettasse le più popolari «Cogli la prima mela» e «Alla fiera dell’Est», gli artisti non hanno lasciato il tempo di pensare, avvolgendo il pubblico in un turbine di emozioni interiori da vivere dentro, in silenzio religioso con la propria anima.

A partire da «Stella matutina» dal Libre Vermell de Montserrat, passando per «Cara Nina» di Anonimo Veneto del 1500, a «Damigella tutta bella» scritta da Gabriello Chiabrera e musicata da Claudio Monteverdi nel XVI Secolo. Poi la Cadenza, lo strepitoso assolo di violino di Branduardi, Rosa di Galilea e la drammatica «Lord  Franklin», storia vera Sir John Franklin e del suo equipaggio che nel 1845 naufragarono tra i ghiacci del Polo Nord. Fino a «Primo d’aprile 1965» dalla lettera di Che Guevara ai genitori, per finire con «Geordie» di Fabrizio De Andrè. Sul Che, Branduardi ha detto: «Sono contro ogni forma di violenza. Non mi ritengo un pacifista ma un combattente per la pace».


In un tripudio di applausi Angelo Branduardi ha lasciato la Basilica. «Siamo stanchi - ha detto- abbiamo preso gelo» e ha preferito non incontrare fans e rilasciare autografi. Ma qualcuno, emozionato e in lacrime che lo segue da una vita, lo ha accontentato nonostante la stanchezza e l’ora tarda. Un commento sul suo partner artistico Fabio Valdemarin. «È uno dei migliori musicisti che abbia mai incontrato- ha detto - stiamo preparando un lavoro insieme di cui non posso anticipare nulla ma che dovrebbe essere pronto per gli inizi 2019». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino