Lina Sastri: «La storia di Ninetta una napoletana diversa»

L'omaggio dell'attrice napoletana alla madre

Lina Sastri con alcune attrici della pellicola
Questo film è semplice e nobile, leggero, delicato e struggente; un sussurro e un singhiozzo sommesso; un flusso di memoria, in cui il presente si incrocia col passato e lo...

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Questo film è semplice e nobile, leggero, delicato e struggente; un sussurro e un singhiozzo sommesso; un flusso di memoria, in cui il presente si incrocia col passato e lo svela ammantandolo di pudore. Scopre cicatrici profonde e le condivide come un atto d'amore. Girato in estate, la sua luce intiepidisce il dolore che comunica. Lina, quanti anni ha impiegato nell'impresa? «Sette. Al principio c'era soltanto uno scritto; appunti, pensieri, ricordi, frutto di una urgenza dell'anima, messi su carta in pochi giorni, nell'anno successivo a quello in cui mia madre Ninetta morì. Il titolo emerse per incanto assieme alle parole conclusive. Lo scritto divenne libro; poi spettacolo teatrale; quindi sceneggiatura» (definita, poi, con Matteo Martone). «Ora, finalmente, è un film. Stento a crederci. Si realizza un sogno».

«La casa di Ninetta» è la prima regia e la prima sceneggiatura dell'attrice, che lo presenterà domani al «Bif&st» di Bari. L'uscita nelle sale è prevista per maggio. Nel cast, oltre alla Sastri (nel ruolo della figlia Lucia), recitano Angela Pagano (Ninetta da anziana); Maria Pia Calzone (Ninetta più giovane); Massimo De Matteo (il suo grande amore... e dolore); Antonella Morea, Antonella Stefanucci e Franca Abategiovanni (nei siparietti delle tre badanti); e, in parti minori Tommaso Bianco, Angela De Matteo e il compianto Gigio Morra, scomparso appena una settimana fa. La Sastri è produttrice con Rai Cinema e Run Film, con il contributo del ministero della Cultura e il sostegno della Film Commissione Regione Campania. Le musiche originali sono di Adriano Pennino tra «Mare verde», «Torna a Surriento», «Tutta pe' mme» e il brano cantato dalla Sastri sui titoli di coda. Il testo è suo, la partitura di Pennino.
Ninetta vittima dell'Alzheimer: dal carisma del volto stralunato di Angela Pagano emerge il cammino a ritroso della memoria di una figlia, Lucia, che fa l'attrice, vive a Roma e, quando può, torna nella sua Napoli per stare con lei. Da una sua visita in via degli Zingari, all'Arenaccia (dove la Sastri è nata) comincia l'azione: «Ninetta bella e dolce, fresca come una rosellina di maggio»... la voce fuori campo di Lina, in veste di narratrice, ci accompagna tra passato e presente... al rapporto col grande amore Alfonso, uomo di vita oscura, sospesa tra Napoli e il Brasile; alle sue sfuriate contro Ninetta dinanzi ai figli («senza cuore», lo definirà Lucia); al rapporto con l'invisibile, la bella mbriana e il munaciello... perché una Napoli non oleografica è protagonista della storia al pari di Ninetta; al cameo delicato di Margherita la puttana; e a quello del fratello di Lina (morto tre anni fa); fino all'epilogo, perché Alfonso non tornerà più e Ninetta intristirà nella solitudine: «Ti sei ammalata per non soffrire. Ti ha ucciso l'indifferenza. Questa è la vecchiaia, la morte insopportabile del cuore... quando nessuno ha più bisogno di te... ma io non l'ho capito in tempo».

Lina: «Un plauso a Maria Pia Calzone, che ha reso al meglio la mia Ninetta, napoletana diversa, dolce, leggera e di mente aperta; e a Massimo De Matteo, seduttore dal volto antico, personaggio negativo, ma non tanto da farsi odiare». Questo film è un atto d'amore e di coraggio, perché lei racconta una ferita profonda: «In parte. Lucia l'ho resa sciatta e nervosa, inquieta, quasi antipatica, perché affronta un disagio personale; ha un difficile rapporto con i maschi e l'amore. Per grazia di Dio, io sono anche altro da lei». Fa i conti col passato? «No, quelli non si fanno mai. Col tempo, però, si impara... non a perdonare, ma a distaccarsi. Le ferite restano; come i doni. Il mio è stato quello di avere Ninetta come mamma».

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Il Mattino