Il Commissario Ricciardi, il ritorno di Lino Guanciale: «Anche Pietro vi farà commuovere»

Il Commissario Ricciardi, il ritorno di Lino Guanciale: «Anche Pietro vi farà commuovere»
«Anche Pietro, come Ricciardi, vi farà commuovere tra gioie e dolori per amore». A una settimana dall'ultima puntata del «Commissario Ricciardi»...

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«Anche Pietro, come Ricciardi, vi farà commuovere tra gioie e dolori per amore». A una settimana dall'ultima puntata del «Commissario Ricciardi» con l'ennesimo successo (5.980.000 telespettatori con uno share pari al 24.73%), il protagonista Lino Guanciale dà qualche anticipazione del nuovo personaggio che lo vedrà sul piccolo schermo nel 2022: «Noi», remake per la Rai della fortunata serie televisiva americana «This is us», in cui darà il volto a un papà alle prese con la crescita dei figli.

Come ci si sente ad aver fatto «piangere» quasi sei milioni di persone?
«Sono frastornato ma felice. L'ultima puntata è stata triste e malinconica ma anche la conclusione di un bellissimo percorso, che non è un addio però. Non vedo l'ora di tornare a indossare quell'impermeabile diventato un po' come la mia seconda pelle e a rimettere le mani in tasca, mentre insieme al brigadiere Maione (Antonio Milo) andiamo sul luogo del delitto».

Quando vedremo la seconda serie?
«Forse nell'autunno 2022. Siamo già a lavoro per costruire una nuova scrittura in termini di adattamento del testo di Maurizio de Giovanni».

A proposito di de Giovanni, all'inizio era un po' scettico sul suo Ricciardi. Cosa ne pensa?
«Sono un lettore dei suoi romanzi ed è ovvio che sia difficile rendere sullo schermo un personaggio così potente e forte, come quello descritto nei suoi libri. Ma spero di aver dimostrato di meritare il successo del pubblico».

Il ricciolo un po' ribelle è uno dei tratti distintivi del commissario. Non teme di restare imprigionato nel ruolo?
«Assolutamente no. Non amo rimanere attaccato ai personaggi che interpreto, ma individuare progetti in cui suonare corde diverse».

Cos'ha in comune con il commissario?
«Siamo entrambi schivi, riservati e lontani dalla mondanità. Cerchiamo di fare al meglio il nostro lavoro e siamo empatici. Come me che faccio l'attore, lui ha la capacità di mettersi nei panni degli altri e di penetrare nel loro animo».

In quali progetti è impegnato ora?
«Il mistery drama Sopravvissuti, coproduzione italo-tedesca-francese e Noi (prodotto da Cattleya con la regia di Luca Ribuoli), il remake italiano di This is us (serie cult americana in onda su Nbc alla quinta stagione), che mi porterà a girare di nuovo nella vostra bella città».

Quando inizierà e che ruolo avrà?
«Le riprese sono già iniziate a Roma e dureranno almeno 6 mesi, ma il set sarà anche a Torino, Milano e Napoli. Quest'ultima non sarà la città protagonista, ma una delle tappe della vita dei personaggi, che parte dagli anni '70 fino ad arrivare ai giorni nostri. In pratica le vicende di una famiglia, come nella serie americana, saranno uno spaccato temporale del nostro Paese. Il mio personaggio è quello che negli Stati Uniti si chiama Jack Pearson e in Italia sarà Pietro, marito di Rebecca (Aurora Ruffino) e papà di tre ragazzi: un ruolo molto diverso da Ricciardi per l'ambientazione e il carattere, ma come lui farà commuovere il pubblico, dimostrando che l'amore supera ogni ostacolo».

Da abruzzese doc non nasconde il suo amore per Napoli: da dove nasce?
«Quando la stereotipano come una città difficile, le si fa un torto. Oltre ad avervi lavorato spesso, è una metropoli in cui non mi sono mai sentito fuori posto. Sul set di Ricciardi per tre mesi l'ho percorsa in lungo e in largo, dalle zone più borghesi a quelle popolari. Napoli ti educa alla vera bellezza, fatta sia di luci che ombre».

Tornerà al suo primo amore, il teatro?
«Sì, il mio battesimo professionale è stato nel 2003 con Gigi Proietti, che mi ha lasciato un grande insegnamento. Al palcoscenico devi dare sempre del lei, mi diceva, bisogna avere cioè la giusta paura altrimenti non renderai davanti al pubblico. Ecco, questo mi manca».

Nei suoi esordi anche un film con Woody Allen.


«In To Rome with love girai solo tre scene, ma pronunciò il mio nome senza sbagliare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino