Luigi Strangis riparte da Amici: «Ho detto no a Sony, è meglio con Maria De Filippi»

Assomiglia un po' a un Ultimo più rilassato, ma si atteggia a piccolo Prince e vorrebbe essere un piccolo John Mayer de noantri Luigi (Strangis, tra parentesi...

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Assomiglia un po' a un Ultimo più rilassato, ma si atteggia a piccolo Prince e vorrebbe essere un piccolo John Mayer de noantri Luigi (Strangis, tra parentesi perché qui è terra di scognomati), ventenne di Lamezia Terme, vincitore (annunciato) dell'edizione 2022 di «Amici», conclusasi l'altra sera su Canale 5 davanti a 4.327.000 telespettatori, pari al 28.6% di share. Alle sue spalle Michele (Esposito) di Teverola (Caserta), che porta a casa il premio sul fronte della danza: la sua tecnica più che promettente dovrebbe permettergli di sbocciare molto presto.

Cantante, autore, ma soprattutto chitarrista, Luigi ha convinto le ragazzine con i suoi inediti («Tienimi stanotte», «Tondo», «Muro») e gli altri con le sue cover (dai Beatles ai Rolling Stones, dall'Antoine di «Pietre» a Chris Isaak di «Baby did a bad bad thing», da «Rumore» della Carrà a «Kobra» della Rettore), che nel tempio della canzonetta da talent show suonano strani, risollevano l'umore. Ha iniziato a prendere lezioni sulla sei corde a sei anni, influenzato dagli ascolti musicali del padre («Eric Clapton, Pino Daniele, David Bowie»). Confuso e felice, dice di venire dal punk («facevo cover di Blink 182, Nirvana, Sex Pistols, ad Amici avevo paura di snaturarmi, ma credo di essere riuscito a rimanere me stesso»), ma ringrazia la sua famiglia («è grazie a loro che sono entrato nel programma»), la sua terra («sono fiero di essere calabrese») e Maria De Filippi, naturalmente: «Le devo tutto, e ho deciso di firmare il contratto con la 21C0 (ndr: neonata etichetta fondata da personaggi legati al programma, dagli ex concorrenti Giordana Angi e Briga all'autrice Emanuela Sempio e a Gabriele Costanzo (figlio di Maurizio e della conduttrice), pur sapendo che non potrà darmi la spinta che mi avrebbe garantito una major come la Virgin o la Sony che pure si erano interessate a me: voglio qualcuno che mi conosca, che si concentri su di me, sul mio progetto, troppi usciti da qui si sono persi». 

Quale sia il suo progetto bisogna ancora capirlo, ibrido in stile Achille Lauro, rock ma non troppo, con singoli disinvoltamente in stile mainstream giovanil-giovanilista: «Per me è importante metterci comunque del mio, far sentire la mia chitarra, cercare di avvicinare il pubblico ai miei suoni». Intanto, in «Tondo», scritto da Enrico Nigiotti, dà voce ai suoi coetanei bullizzati. «Mi chiamavano, mi sfottevano, continuavano, senza mai colpirmi abbastanza. Il mio nome era soldato ciccio-bomba», canta, e poi spiega: «La mia filosofia di vita è non fermarsi, non farsi bloccare dalle cattiverie altrui. Ho conosciuto altri tipi di prevaricazione, di malignità, e ho imparato in tempo a reagire, a ignorare i leoni da tastiera: io sono diabetico, porto sempre con me un microinfusore per l'insulina. Anche questo era motivo per ridicolizzarmi». 

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Il Mattino