L'organizzazione segreta «Men in black», che si occupa del controllo delle presenze aliene sulla Terra, dopo tre blockbuster interpretati dall'Agente K (Tommy...
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Con «Men in black international» (questo il titolo del quarto capitolo della saga cinematografica), diretto da F. Gary Gray (reduce dalla regia del rombante «Fast & Furious 8»), i produttori Walter F. Parkes e Laurie MacDonald, per sostituire il duo Tommy Lee Jones e Will Smith, hanno deciso di proporre l'alchimia tra Hemsworth e la Thompson, collaudata felicemente in «Thor Ragnarok», dove i due attori erano, rispettivamente, il dio del tuono Thor e la guerriera Valchiria.
«Un quarto film non è mai facile», ha spiegato Parkes, «c'è stato un momento in cui avevamo pensato persino a un crossover tra le serie «Men in black» e «21 Jump Street» con Jonah Hill e Channing Tatum, ma non siamo riusciti a farlo funzionare».
«Questi sono buddy movies e, fin dal primo film, hanno trovato forza nel rapporto, l'energia e i tempi comici che si innescavano tra Will e Tommy. Ora volevamo qualcosa di simile, ma che fosse totalmente differente», conclude il produttore, «in Thor Ragnarok c'è stato un assaggio di come potessero funzionare insieme Chris e Tessa, qui ne abbiamo sviluppato appieno le potenzialità». Ma di cosa parla «Men in black international» che, oltre ai due nuovi agenti protagonisti, schiera un cast ricchissimo, dove spiccano Emma Thompson (che riprende il suo ruolo di Agente O e arruola la novellina Tessa Thompson), Liam Neeson e Rebecca Ferguson?
Il titolo è dovuto al decentramento dell'azione che, dagli Stati Uniti dei primi tre film, parte ora da Londra con tappe in diversi luoghi del pianeta, tra cui l'isola d'Ischia, dove la scorsa estate si sono a lungo aggirati i due protagonisti, tra il porto e via Raffaele Tortora, di fronte alla boutique Il Pellicano. Finora i «Men in black» hanno combattuto le minacce provenienti da criminali alieni, questa volta invece, spiega Parkes, «il nemico è all'interno. La sicurezza dei MIB è stata compromessa da una talpa e questo porta i nostri protagonisti a un vero e proprio giro del mondo, per cercare di scoprire la vera natura di questa minaccia». È durante questo peregrinare per il mondo che l'agente H abbandona a un certo punto il tradizionale completo «in nero», perché, come Hemsworth ha spiegato con ironia, «il caldo di Ischia lo ha spinto ha indossare una tenuta più estiva».
Nel film c'è anche una strizzata d'occhio all'iconico ruolo di Thor, da lui interpretato già in sette avventure cinematografiche, quando lo vediamo afferrare un martello e lanciarlo (senza alcun effetto) contro un alieno inferocito, ma l'attore ha dovuto ricalibrare tutti i suoi parametri di recitazione per entrare in questo ruolo: «Gli stunt di Thor sono molto complicati, ma ogni volta che il mio martello colpisce è come se fosse sganciata una bomba atomica. Ogni cosa è portata a un livello totalmente superumano - riflette Hemsworth - qui invece sono dovuto tornare a cose più naturali. Ci sono stati diversi momenti in cui sul set suggerivo soluzioni improbabili, come saltare da un palazzo all'altro e subito mi dovevano frenare, ricordandomi che gli esseri umani non possono fare così. Insomma, ogni tanto hanno dovuto darmi una regolata!».
Ulteriori particolari della trama sono ovviamente ancora top-secret, Tessa Thompson ha tenuto però a sottolineare come il film presenti molte delle idee progressiste sul mondo reale che già apparivano in filigrana fin dal primo capitolo della saga: «Ricordiamoci che il primo Men in black cominciava parlando d'immigrazione tra il Messico e gli Stati Uniti, prima di arrivare agli alieni - ricorda l'attrice - credo che in questi film di puro intrattenimento ci sia l'opportunità di comunicare qualcosa di serio, se si usa una narrazione che abbia un cuore, sia satirica e faccia da specchio alla nostra realtà. È una cosa che si può fare senza assumere toni predicatori». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino