Maradona, storia di un gladiatore a Cannes: è il giorno del docufilm di Asif Kapadia

Maradona, storia di un gladiatore a Cannes: è il giorno del docufilm di Asif Kapadia
CANNES - La voce di Diego: «Sul campo si dimentica la vita, si dimentica tutto». Il boato del San Paolo. I gol più belli tra le immagini in bianco e nero...

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CANNES - La voce di Diego: «Sul campo si dimentica la vita, si dimentica tutto». Il boato del San Paolo. I gol più belli tra le immagini in bianco e nero dell'infanzia a Buenos Aires, il giorno della prima comunione, e l'arrivo a Napoli con la città in delirio ai suoi piedi. I due scudetti e quel Mondiale vinto da solo. Il gol di mano contro l'Inghilterra? «Non lo ha fatto Maradona, lo ha fatto Dio». Il trionfo e la caduta. La cocaina, la camorra, la solitudine disperata e la resurrezione. Un viaggio senza segreti nei conflitti di «un enigma carismatico».




Asif Kapadia è un regista specializzato nel racconto di vite eccezionali. Con il documentario su Amy Winehouse ha vinto un Oscar, con quello su Ayrton Senna pensava di aver dato soddisfazione al suo amore per lo sport. Ma la tentazione di girare un film su Maradona, nata ai tempi della scuola di cinema, ogni tanto gli tornava in mente. E quando ha avuto la possibilità di mettere mano a cinquecento ore di girato inedito commissionato dal primo agente del Pibe, Cyterszpiler, a due operatori incaricati di seguirlo sul campo e fuori negli anni napoletani della sua carriera, il progetto ha preso corpo. «Diego Maradona» è nato così: e sono centotrenta minuti di pura emozione. Distribuito da Nexo Digital e Leone Group, in Italia si vedrà in sala il 23, 24 e 25 settembre. Ieri a tarda sera la proiezione ufficiale fuori concorso al Palais, e come sempre Diego ha tenuto tutti con il fiato sospeso fino all'ultimo minuto per poi dare forfait (pare per problemi alla spalla). Dice il regista angloindiano, che ha accompagnato il film con il biografo ufficiale dell'ex calciatore Daniel Arcucci e il suo preparatore atletico Fernando Signorini: «Maradona a Napoli è la storia della sua vita, il racconto sfrenato e indimenticabile di un talento senza rivali. A Napoli è salito sul tetto del mondo e a Napoli i suoi problemi sono emersi, diventando incontrollabili».
 
Nel film Maradona si racconta e viene raccontato da chi gli è stato vicino in quegli anni intensi e irripetibili, e sono tanti gli amici, i vecchi compagni di squadra, i giornalisti, gli ammiratori appassionati che hanno aiutato il regista a costruire il puzzle di una personalità complessa, di un'icona planetaria. Anche Claudia Villafane, l'ex moglie e madre delle sue due figlie Giannina e Djalma, ha messo a disposizione l'archivio personale, uno scatolone di videocassette con immagini per la maggior parte mai viste finora. Il ruolo di Diego nel progetto? «Senza il suo coinvolgimento nessuno di chi gli sta intorno avrebbe accettato di confidarsi con noi. In diciotto mesi ho avuto l'opportunità di intervistarlo più volte a Dubai, dove risiede, e ho fatto del mio meglio per farlo esprimere sinceramente. Ma non è stato sempre facile, soprattutto quando si è trattato di affrontare i momenti più delicati della sua vita privata».


Kapadia ha fatto un film su un gladiatore. Su un combattente che non ha paura di scendere nell'arena. Si vince e si perde, nella vita, l'importante è rialzarsi e ricominciare. Le immagini girate dagli operatori Juan Laburu e Gino Marcucci si rivelano una fonte inesauribile di spunti: «Di colpo siamo in una stanza con lui, ci troviamo in macchina con lui, andiamo in giro con lui e condividiamo la sua vita. Vederlo salire e scendere dagli aerei, andare a fare la visita medica, stare con lui a bordocampo e seguire le sue giocate incredibili è senz'altro la parte più avvincente», spiega il montatore di fiducia del regista, Chris King. Nella costruzione del personaggio, Diego è un'icona, un eroe latino, il vendicatore che affronta giganti europei rovesciando le fortune delle squadre più titolate. «È geniale, eppure autodistruttivo, ha tanta rabbia dentro ed è davvero interessante osservarlo nei momenti in cui è all'apice del successo e in quelli in cui le cose cominciano ad andargli male, cioè a partire da quando rinnega suo figlio. Ma questa è solo una mia personale interpretazione». Alla fine del viaggio, cosa resta? «La storia di Maradona è quella di una morte e di una rinascita perpetua». Ed è questa l'idea centrale del film. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino