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Una quindicenne innamorata, un ragazzo manipolatore e un padre distrutto dal dolore, «Mia» è l'ultimo film diretto da Ivano De Matteo, che firma anche la sceneggiatura insieme alla compagna Valentina Ferlan, prodotto da Lotus Production e Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema, con Edoardo Leo, Milena Mancini e i giovanissimi Greta Gasbarri al suo esordio cinematografico e Riccardo Mandolini (Damiano nella serie Netflix «Baby»). Il film sarà presentato alle 21 al Metropolitan alla presenza del cast.
«Valentina ed io volevamo scrivere una storia che ci appartenesse, siamo genitori di due ragazzi di 16 e 21 anni», spiega il regista romano: «Siamo colmi di angosce e paure per questa fase di crescita dei nostri figli, non per questo, però, la storia è autobiografica. Ci siamo ispirati ad un episodio capitato alla figlia di nostri cari amici, che ha vissuto un'esperienza simile a quella di Mia, fino a chiudersi in casa, emarginarsi dagli amici e lasciare lo sport. Abbiamo deciso di raccontare una realtà condivisa purtroppo da molti adolescenti di cui poco si parla e si conosce».
«Non ho mai vissuto direttamente un dramma del genere, ho amiche, però, che si sono ritrovate in dinamiche simili, non gravi come quella di Mia, ma che potevano diventare tali», chiarisce l'attrice sedicenne: «Sono contenta di aver interpretato Mia, era necessario un film che raccontasse i pericoli di un amore violento e manipolativo in adolescenza: è facile per i ragazzi ritrovarsi in situazioni del genere, bisogna fare attenzione, ma non vergognarsi se ci si è cascati. In quel caso è bene parlarne chiedendo il supporto ad amici e famiglia».
De Matteo muove la cinepresa al passo coi ragazzi: quando è il momento che siano loro a parlare li lascia liberi di improvvisare senza seguire il copione, chiede a sua figlia sedicenne di aiutare lui e la compagna nella stesura dei dialoghi per utilizzare il vero slang degli adolescenti, condisce la storia con una colonna sonora in cui i ragazzi possono rispecchiarsi (da Franco 126 alle musiche originali di Francesco Cerasi) e imbastisce il racconto di dettagli familiari a genitori e adolescenti come i balletti su Tik Tok padre-figlia: «Paradossalmente io da genitore devo ringraziare Tik Tok, perché mi permette di avvicinarmi a mia figlia oggi che la distanza tra di noi sembra a volte incolmabile. Infatti, questa parte nel film è totalmente tratta dalla mia esperienza personale», confessa il cineasta. «In quei trenta secondi in cui balliamo insieme lei si sbottona un po' con me: mi abbraccia e mi bacia come faceva quando era più piccola».
Poi, c'è il punto di vista del padre, Sergio (Leo), un uomo eroico e generoso, autista di ambulanze, che salva vite ogni giorno, ma non quella della figlia, accecato a tal punto dal dolore da sviluppare un odio crescente e insano nei confronti di Marco, che porterà a un tragico ed inevitabile epilogo.
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