L'ultima volta che lo vedemmo in scena a Napoli, precisamente al Bellini, fu in apertura della stagione 2008-2009: quando interpretò il personaggio del servo...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ed era tutto un programma il modo in cui, col suo fiero cipiglio, scagliava l'anatema contro i salotti popolati da «chilli addutturate de la città ca le coce la capa».Sì, Aldo Bufi Landi, spentosi a quasi 93 anni, è stato uno dei più inconfondibili e dotati caratteristi del teatro napoletano: tanto che, dopo aver fatto parte del Teatro Umoristico «I De Filippo», rimase con Eduardo anche quando lui si separò da Peppino. E, per giunta, fu proprio in seno a quella compagnia che incontrò l'attrice Clara Bindi, colei che poi sarebbe diventata sua moglie.Bufi Landi, dunque, recitò al fianco di Eduardo - tanto per citare solo i titoli principali - in «Napoli milionaria!», «Filumena Marturano», «Questi fantasmi!» e «Le voci di dentro».
E di pari passo, fu tra gl'interpreti di alcuni dei film che hanno fatto la storia del cinema italiano: come «I magliari», «Il mattatore» e «47 morto che parla», i cui protagonisti si chiamavano, rispettivamente, Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Totò.Ma, per tornare all'ambito teatrale napoletano, dobbiamo ricordare almeno che Aldo Bufi Landi prese parte all'allestimento di classici indiscussi della nostra più genuina tradizione farsesca: due per tutti, quelli di «Miseria e nobiltà» di Eduardo Scarpetta, firmato nel 1980 da Mario Scarpetta e interpretato fra gli altri dallo stesso Mario, da Dolores Palumbo e da Giuseppe Anatrelli, e di «'O miedeco d'e pazze» ancora di Scarpetta, diretto nel 1996 da Aldo Giuffré e che vantava in compagnia, accanto ad Aldo, per l'appunto Clara Bindi.Tuttavia, non si cristallizzò, Bufi Landi, nel solo repertorio in vernacolo. Frequentò pure autori del calibro di Shakespeare, Goldoni, Pirandello e García Lorca. E nel caso di Shakespeare, riuscì persino a fondere le due dimensioni, quella del teatro in lingua e quella della sua contaminazione da parte del teatro napoletano, prendendo parte nel 1998, e accollandosi il ruolo oltremodo significativo di Polonio, a un «Amleto» rivisitato di nuovo da Tato Russo.
Infine, a dire della duttilità espressiva e della voglia di mettersi in gioco che mai lo abbandonò, occorre ricordare che Aldo Bufi Landi si spinse addirittura nei territori della sperimentazione drammaturgica più avanzata: allorché, nel 1996, interpretò - nell'ambito della XVII edizione della rassegna «Città Spettacolo» di Benevento - «Nel tempo di un tango» di Ruggero Cappuccio.Doveva affrontare, figuriamoci, un testo che - sono parole dell'autore - era «battito segreto in fondo al cuore delle emozioni» e nel quale nascevano «i suoni dei sensi, sublimati o oppressi da una sorprendente, superficiale profondità della vita capace di stemperarsi in brillanti allegretti, in crescendo di malinconie taglienti, sinfonie di accenti o ritmi di un Sud in cui vibra il mistero del tempo, la nostalgia di amori persi o mai avuti, il desiderio ineludibile della morte attraverso l'amore». E Aldo non demeritò. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino